a cura di Roberta Quario. Articolo pubblicato sul n° 203 del Magazine “Mototurismo”
CU’ VOLI PUISIA VENGA ‘N SICILIA CHI VUOLE POESIA VENGA IN SICILIA (proverbio siciliano)
Sono al bar di fronte al porto di Palermo. E’ il momento dell’ultima granita insieme al gruppo che ha condiviso con me gli ultimi otto giorni di strada e di vita attraverso una regione splendida e incantata. Gli occhi mi si posano su una serie di tazzine di caffè decorate con i proverbi siciliani più famosi. Leggo e involontariamente sorrido. -Perché proprio questo? mi chiedo … d’altronde non poteva essere diversamente: la poesia mi accompagna da quando sono sbarcata un tempo che sembra una vita fa. Poesia i cui versi non sono solo parole ma profumi e suoni, sapori e visioni, silenzi e lo scorrere delle mie ruote sull’asfalto, a comporre un’opera che solo chi ha visitato la Sicilia può comprendere appieno.
Sono giorni che mi immagino questi luoghi nascere dal gioco di un dio volubile e capriccioso, che di fronte alla sua creazione si irrita, e graffia e scava la terra con artigli profondi, come a volerne distruggerela pura bellezza, formando vallate e canyon, dirupi scoscesi e cime inarrivabili, scenari sempre diversi, ad ogni volgere di sguardo. Sono giorni che percorro strade affascinanti e ballerine, dalle curve danzanti e da capogiro, mi chiedo perché questo dio non abbia voluto essere più dolce con questa terra e non l’abbia voluta meno aspra, meno dura.
Il nostro Mentore in questo viaggio ogni giorno ci spiega che la strada che stiamo per affrontare è poesia. Ha ragione. La ss289 che sale da S.Fratello verso la cima dei Nebrodi; la ss che sale ai crateri silvestri dell’Etna, dalle curve disegnate con il compasso e il grip perfetto anche per una poco propensa alle curve in piega come me; il percorso della Targa Florio, durante il quale ad un certo punto viene da chiedersi come potessero affrontarlo anni fa i piloti automobilistici, tanto è chiaro quanto duro fosse ; le innumerevoli strade secondarie se non terziarie, i fuori programma a scoprire angoli sperduti, inaccessibili ad un semplice turista dotato di cartina. Pura poesia.
Il viaggio in moto è comunque un’esperienza che ne racchiude in sè mille altre, a partire dalle sensazioni che derivano dall’olfatto. Che dire dei chilometri di eucalipti che affiancano la ss115, la mentuccia onnipresente, il finocchio selvatico e la liquirizia nei dintorni di Enna, le ginestre gialle e odorose o le zagare, se non che si tratta di poesia? Meno poetico l’odore acre nei dintorni del polo petrolchimico di Augusta ma per fortuna l’esperienza dura il breve periodo di qualche chilometro e questa terra sa farsi ampiamente perdonare.
Così come l’olfatto viene stimolato lungo il percorso dinamico, durante le pause è il gusto ad essere inebriato e soddisfatto: l’”oro verde di Sicilia” pluripremiato gelato di Randazzo; la cucina di Alfio ad Aci Trezza, pesce a volontà di fronte al quale un compagno di viaggio, come un novello Siddharta, si illumina e proclama l’esistenza di Dio; il pani cunzatu, disarmante nella semplicità degli ingredienti, poveri ma assolutamente genuini; il cannolo di Piana degli Albanesi; la caponata di Sambuca di Sicilia; i quadrelli alla mandorla di Mussomeli; la granita di Acireale….come pensare che la poesia non sia nata proprio qui? Non è forse a Palermo alla corte di Federico II di Svevia che ha origine la poesia italiana con la Scuola Siciliana? Ora sono io ad illuminarmi ed a comprenderne le ragioni.
E comprendo anche il dio capriccioso, acquietato dalle ninfe delle acque che da queste terre fertili fanno nascere uve e vini spettacolari, che addolcito dal nettare finalmente accarezza la sua creatura e crea colline che sono un tripudio di coltivazioni, distese lussureggianti di frumento e foraggio, vitigni e frutteti.
La Sicilia descritta da chi non sa amarla è un concentrato di luoghi comuni. Grazie Peppe per averci insegnato a conoscerla. Amarla è venuto da sé.
Pago i gelati ed esco nel traffico del sabato sera di Palermo; ritorno a casa con il cuore ricco di una esperienza difficile da descrivere, degli amici in più e le ruote da cambiare. Non è poco.
Roberta Quario