Che periodo! Non si può uscire, non si possono abbracciare gli amici, non si può viaggiare… Tra poco sarà solo un brutto ricordo, che per certi aspetti è servito, e non datemi del matto! Credo sia inutile citare tutto ciò che di negativo ci è arrivato addosso, lo conosciamo già, cerchiamo, in qualche modo, seppur difficile, di trarne qualcosa di positivo.
Personalmente ho viaggiato tanto anche se quel tanto non è mai abbastanza e la possibilità di fermarmi mi ha dato modo di riflettere e, per certi aspetti, continuare a viaggiare, viaggiare nei ricordi, rivivere dentro di me tutto il bello che ho avuto la fortuna d’incontrare.
Ricordo che era un’estate calda e mi trovavo a Počitelj, un piccolo villaggio poco distante da Mostar in Bosnia Erzegovina, il fiume Narenta, scorreva lento e di tanto in tanto rilasciava verso di me una leggera brezza, un piccolo toccasana di fresco davvero piacevole. Mi ritrovavo lì in uno dei miei classici viaggi organizzati.
Appena arrivato dissi al gruppo, che stavo accompagnando, che sarei rimasto ad aspettarli in un baretto, proprio disotto la torre e la Moschea de domina il villaggio.
Mentre i miei amici (perdonatemi ma la parola cliente non riesco a pronunciarla) andavano alla scoperta di questo meraviglioso borgo, la mia attenzione fu catturata da una bellissima donna, non più in età da ragazza ma di una bellezza solare. Il suo abito azzurro rifletteva il sole e i suoi occhi così pieni di vita mi fecero emozionare.
Stava all’inizio della scalinata che porta su, alla torre del villaggio e con un banchetto cercava di vendere, purtroppo senza successo, delle fragole ai passanti. Fui catturato da quella scena, la guardavo mentre, con molto garbo e con tanta dignità, proponeva i suoi prodotti ai passanti.
Faceva davvero caldo, così decisi di comprarle un gelato, glielo portai e mi disse che non poteva accettarlo in quanto la sua priorità era vendere le sue fragole. Gli guardai le mani, mani di chi lavora la terra, mani di chi conosce la fatica. Gli chiesi di fare un patto con me: se avesse accettato il gelato, dopo, l’avrei aiutata nella vendita
Mi guardò con un sorriso bellissimo ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. Mangiò il gelato tutto d’un fiato e poi… si poi.. iniziai pure io a vendere fragole. Che ridere, al passaggio di un gruppo di giapponesi, dissi loro che per poter salire sulla torre, al posto del ticket, avrebbero dovuto comprare le fragole e ad un prezzo raddoppiato in quanto erano le ultime. Le vendemmo tutte, gli chiesi il suo nome, impronunciabile per me, la guardai come un imbecille dicendo “non ho capito”, si mise a ridere e mi disse: chiamami Adriana.
Nel frattempo, i miei amici erano ritornati giù e gli raccontai dell’avvenuto. Mi chiesero d’invitarla a cenare con noi. Ero molto imbarazzato ma lo feci, e Adriana accettò l’invito.
La sera cenammo a Mostar, proprio davanti al famoso e triste ponte, era elegantissima nella sua semplicità e ci raccontò di storie tristi, di quanto l’imbecillità dell’essere umano possa fare. Di come chi era amico il giorno prima divenne il nemico l’indomani. Momenti di autentica riflessione.
Ancor oggi penso che quel giorno ricevetti uno dei regali più belli di sempre. Grazie Adriana. Da allora siamo rimasti amici, tutte le volte che vado a Mostar passo da Počitelj per salutarla e, ogni qualvolta che l’abbraccio, mi emoziono.
Viaggiare è bellissimo, e sostengo sempre una cosa, ovviamente soggettiva e personale: il viaggio non è dato dalle strade che si percorrono, dai monumenti che si possono visitare ma dalle persone che riusciamo ad incontrare. Le loro storie possono diventare le nostre e tramite esse possiamo solo migliorare e crescere.
Peppe Pagano
Motoexplora Tour Operator