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Santiago: la Strada delle Stelle. Agosto 2021

Come tutto nella vita, nel lavoro, così come nei viaggi esistono quei momenti in cui si cerca di realizzare e portare a termine i propri obiettivi. Così come per i sogni: immaginiamo che, qualcosa su cui contiamo possa realizzarsi nel migliore dei modi, insomma è come tutto ciò che potremmo definire “le aspettative” che poi diventano un miscuglio tra ciò che si immagina e ciò che realmente sarà. Con la pandemia tutto è diventato come una lunga notte, ci ha fatto mettere da parte i nostri progetti e quanto di importante può esserci in chi, come me, ha l’obiettivo di realizzare viaggi.

Ma la notte è fatta anche per sognare e guai a mettere da parte i propri sogni, sarebbe come rinunciare ad un pezzo di noi stessi. Per fortuna e grazie ai tanti amici che ci seguono, nonostante le tante difficoltà, in questi mesi siamo riusciti a realizzare qualcosa d’importante. Dei viaggi si sono susseguiti, uno dopo l’altro su mete semplici ma non di meno ricche di fascino.

Tra i tanti viaggi che ho realizzato uno in particolare mi ha sempre toccato nell’intimo, non tanto per le strade da percorrere o per la bellezza dei luoghi attraversati ma per lo spirito che spinge migliaia di persone a vivere un’esperienza che va al di sopra del viaggio stesso.Santiago de Compostela è una meta strana, probabilmente lontana come idea da chi, come me, ama viaggiare in moto.

Sicuramente altre destinazioni, per un motociclista, hanno un fascino diverso. Ad esempio, Caponord con la sua rupe rappresenta qualcosa che si fonde col mito, con la leggenda che accompagnò Giuseppe Guzzi nel lontano 1927 a raggiungere l’obiettivo. Quante volte mi è stato detto e ridetto: Santiago ed il suo cammino bisogna percorrerlo e viverlo a piedi!

Ma, realmente, chi può sostenere e con la verità assoluta questa affermazione?Se fosse vero che un percorso o una meta siano spunto per delle riflessioni interiori o per un confronto con noi stessi chi può realmente dire qual è il modo corretto per viverlo?

E adesso entrano in gioco le “aspettative”, insomma ciò che mi ponevo come obiettivo, come risultato finale del mio progetto. Credo sia la quarta o quinta volta che realizzo questo viaggio ma, quello di quest’anno doveva essere diverso. Non tanto per la meta o i percorsi ma per quell’insieme di preoccupazioni che ci hanno, mi hanno accompagnato dal 2020 fino ad oggi.

Per me era come riscoprire un po’ me stesso ed allo stesso tempo riuscire a trasmettere le mie emozioni con chi aveva deciso di condividere questo viaggio. Pronti, via! 27 persone tra nuovi e vecchi amici, 17 moto diverse per cilindrata e modello. Un insieme poco omogeneo di persone e di moto che… e qui nasce la magia, sono riuscite ad amalgamarsi dopo i primi chilometri.

Ricordo il primo giorno, al nostro incontro e durante il briefing di presentazione del viaggio… Avrei dovuto spiegare i percorsi, ciò che avremmo visitato ed invece, come al solito, chiesi al gruppo una cosa… provate a ritornare bambini, provate a vivere questo viaggio con gli occhi e la curiosità di quando eravamo adolescenti. Viaggiare in moto è diverso, viaggiare in moto ci da l’opportunità di cancellare il tempo.

Chi viaggia in moto sa tutto questo e non chiedetemi il motivo perché non saprei rispondere.Per me questo viaggio rappresentava, nonostante altri viaggi già realizzati nel 2020 e 2021, un poco la ripartenza, la rinascita. Quasi come un cammino di speranza affinché questa pandemia potesse diventare come un brutto incubo, un lontano e pessimo ricordo. E ripercorro le mie aspettative, i miei desideri che, sono riuscito a realizzare, così come spero siano riusciti a realizzare chi ha condiviso questo viaggio.

Mi bastava poco, un piccolo momento e quel momento è arrivato.Durante il percorso, c’erano tante persone che, a piedi, si recavano presso la meta e vedevo in tutti una sorta di allegria, di sorriso dettato, secondo me, dalla scoperta del proprio intimo. Ma la scena che mi ha colpito, che mi ha regalato la bellezza del viaggio è stata quella di vedere un uomo, su una carrozzina, che spinto dalla propria compagna si recava fino a Santiago.

Ho compreso la bellezza dell’aiuto, del non sentirsi, non essere soli nonostante le difficoltà. Ebbi modo di raccontare ai miei compagni di viaggio ciò che avevo visto, che avevo provato e in loro ho visto le mie stesse emozioni. Ho visto lacrime bagnare il viso, abbiamo condiviso le stesse emozioni ed avevamo compreso tutti che non siamo soli, basta volerlo. Mi è bastato questo per poter affermare che avevo raggiunto il mio obiettivo, ciò che così tanto desideravo.

Grazie ai miei compagni di viaggio che hanno guardato il mondo, il viaggio, con gli occhi di bambini. Oggi mi sento più ricco dentro ed è questa la bellezza che tanto adoro.Peppe Pagano – Motoexplora Viaggi in Moto

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