a cura di Mauro Tamagni
Musa, quell’uom di multiforme ingegno Dimmi, che molto errò, poich’ ebbe a terra, Gittate d’Ilïòn le sacre torri …….
Con queste rime inizia L’Odissea di Omero che, come tutti abbiamo studiato a scuola, racconta la storia del ritorno in patria di Ulisse dopo la guerra di Troia.
Caro Beppe, forse non hai gettato a terra le torri di Ilio, ma di sicuro hai viaggiato tanto e a me è venuto spontaneo paragonarti al re di Itaca fantasticando sul fatto che noi fossimo i tuoi compagni che ti avrebbero seguito nell’avventura di scoprire la tua terra.
Forse è stato l’incanto delle leggende, forse la storia che abbiamo studiato, forse ancora i miti degli eroi antichi e moderni, ma quando ho deciso di aderire alle proposte del viaggio della Sicilia, avevo le aspettative che poi ho anche ritrovato nei miei compagni di viaggio. Ventiquattro bikers su diciassette rombanti cavalli d’acciaio alla scoperta di una terra dove tutti i popoli che l’hanno abitata hanno lasciato qualche cosa di bello.
Di sicuro un ruolo importante lo hanno fatto le tue parole ed i tuoi occhi, che quando raccontano della terra di Sicilia cambiano espressione. Diventano più lucenti, mentre tu ti fai trascinare da qualche cosa che è di sicuro molto al di sopra della pura professionalità.
Ti abbiamo ascoltato come bambini che sentono una favola e tu hai dipinto le tue terre come meglio non si poteva, proprio come Ulisse mitizzava la sua isola perché patria natia.
Difficile a questo punto restare distaccati pensando che in fondo non si trattava che di una vacanza di una settimana, ma i viaggi in moto, per esperienza sono così: dei perfetti sconosciuti incontrano altri sconosciuti che sono predisposti a dividere un’avventura e così si crea un collante che unisce e spinge i partecipanti in un vortice di cameratismo che livella e gratifica. Già la sera prima di sbarcare a Palermo, ci hai fatto sognare, tra una battuta e l’altra, passando dai Greci ai Romani, dai Saraceni ai Normanni, dagli Aragonesi a Borboni, per finire con quel “figlio di buona donna di Garibaldi” mandato dai Piemontesi.
Belle storie che fanno sognare, ma noi in fondo che provenivamo da tutte le regioni d’Italia volevamo sapere di Mafia e tu ci hai parlato anche di quella.
Come restare insensibili al racconto della strage di Capaci davanti alla stele che la ricorda? Come non commuoversi ascoltando la storia di un componente della scorta che sostituisce un amico sapendo che andava a morire? Poi ci hai fatto stupire della maestosità della Magna Grecia con il tempio di Segesta, la bellezza sconvolgente delle Saline di Trapani ed infine abbiamo apprezzato l’ospitalità dei siciliani riposando in un albergo dove le camere davano su un cortile interno a ridosso delle nostre moto.
Devo dire che ho apprezzato le bellezze dei panorami e la maestosità degli edifici storici, ma sono stato molto più colpito dall’umanità della gente che ci hai fatto conoscere, dalla loro semplicità e schiettezza, anche se mista ad un senso di diffidenza che caratterizza un po’ tutte le regioni italiane unite come Patria ma divise da mille campanilismi.
Non credo si possa scindere Novara di Sicilia dal suo vice sindaco amante del teatro, o dal vigile con il grado di colonnello, o ancora dall’astioso che redarguisce i passanti con moniti scritti sulle mattonelle di casa sua. Certo la cattedrale di Cefalù è bella ed imponente, ma che dire della maestosità del mare in burrasca o delle pianure coltivate a serre perfettamente inquadrate?
Affascinante anche il Barocco Siciliano del XVII secolo con tutte le sue pietre bianche a sottolineare la potenza delle famiglie nobili, ma che dire della forza della natura caratterizzata dalle maestose colate nere dell’Etna?
E ancora qui si può associare il nostro viaggio ai compagni di Ulisse quando incontrarono il Ciclope Polifemo con l’unico occhio rappresentato dal cratere del vulcano, e gli scogli di Aci Reale e Aci Trezza come i massi scagliati dal forzuto gigante ad eterno monito che la terra è la nostra madre amorevole ma severa.
Come vedi ti ho immaginato novello Ulisse, ed il tuo ruolo è sempre ricomparso un po’ come tale.
Anche quando dopo il nubifragio che ci colpì a Piazza Almerina fummo costretti ad un sacrificio per imbonirci Eolo il dio dei venti con quella cantilena “anti sfiga” che recitammo e placò le bizze degli elementi quasi per incanto.
Fatti non fummo per viver come bruti
Ma a perseguire virtute e conoscenza …
Così ancora Dante Alighieri fa parlare Ulisse nel XXVI canto dell’Inferno e tu ci portasti a vedere i resti della Villa del Casale dove migliaia di metri quadri di mirabili mosaici romani ci abbagliarono facendoci sentire miserabili coi nostri computer e telefonini.
Dove non potesti nulla fu contro lo spirito di Guiscardo, il fantasma del castello di Mussomeli che ci sbarrò la strada con fango e detriti perché lo lasciassimo riposare in pace.
D’altronde ti ho paragonato ad Ulisse e non ad un Dio e contro la forza anche in Sicilia la ragion non vale.
Per finire in bellezza la Valle dei Templi di Agrigento e i mosaici di Monreale hanno chiuso questo nostro ” girovagar per la procella ..”
Ho sicuramente dimenticato molti particolari del viaggio che tu amorevolmente ci hai fatto vedere, ma non posso e non potrò più dimenticare il senso di allegria e di cameratismo che ha caratterizzato tutti i partecipanti, e adesso che sei tonato nella tua Itaca posso solo ricordare quei felici momenti ringraziandoti.
Mauro Tamagni