Episodio 9 – Motociclisti da bar – Motoclub dove la passione diventa comunità
Una nuova puntata di Motociclisti da Bar porta Peppe Pagano dietro al bancone ideale dove le storie di moto si raccontano meglio: il bar.
Qui le passioni si intrecciano, gli aneddoti si scambiano e, come dice Peppe, “a volte ci si scontra pure”, perché la passione vera è sempre viva, dinamica e piena di energia.
Ospite della puntata è Pio Cannizzo, figura storica del motociclismo turistico catanese e fondatore del motoclub “In Moto Tutto l’Anno”.
Dalle origini ai forum dei primi anni 2000
Peppe ricorda con nostalgia gli inizi degli anni Duemila, quando i social network non esistevano ancora e tutto si organizzava tramite forum online.
Fu allora che nacque “Catania in Moto”, uno dei primi gruppi di motociclisti della città: le piazze si riempivano, le uscite erano continue, d’estate come d’inverno.
Peppe sottolinea come quell’energia di gruppo avesse un sapore unico, spontaneo, fatto di condivisione reale e non virtuale.
L’idea di “in Moto Tutto l’Anno”
Fu nel 2008 che Pio fondò insieme all’amico Turi (Salvatore) un nuovo motoclub: “In Moto Tutto l’Anno”.
Il nome nacque per caso, durante una chiacchierata: «Noi andiamo in moto tutto l’anno, chiamiamolo così».
Il gruppo contava 156 iscritti, tutti uniti dalla voglia di vivere la moto senza limiti di stagione.
All’epoca non c’erano social, e fu grazie a un amico informatico che nacque un sito con forum, divenuto presto il punto di ritrovo di centinaia di appassionati.
Dal 2008 al 2021, “In Moto Tutto l’Anno” divenne un vero punto di riferimento per i motociclisti siciliani. Poi, dopo la scomparsa di un membro fondamentale, il gruppo decise di fermarsi per rispetto e affetto.
«È stata una scelta di umanità», spiega Pio con voce emozionata.
Le dinamiche dei gruppi
Peppe e Pio riflettono insieme su un tema comune a molti motoclub: le dinamiche interne.
All’inizio c’è entusiasmo, amicizia e spirito di squadra; col tempo, però, possono nascere differenze, leadership contrastanti, piccoli attriti.
«Cambiano i nomi e i cognomi, ma le dinamiche sono sempre le stesse» — dice Pio — «a volte ci sono troppi galli nel pollaio.»
Peppe sorride e concorda: come nei partiti politici, da un gruppo ne possono nascere altri tre.
Entrambi ribadiscono un concetto fondamentale: ciò che conta è mantenere l’etica del biker, fatta di rispetto, collaborazione e passione condivisa.
La filosofia del viaggio
Per Pio, la moto non è solo un mezzo, ma un modo di vivere.
«Il viaggio non è andare dal punto A al punto B», racconta a Peppe. «È tutto quello che succede in mezzo.»
Le soste improvvisate, le chiacchiere con la gente dei borghi, i caffè offerti da sconosciuti — come quella volta in cui una signora, la signora Maria, li accolse come amici di vecchia data.
«Ecco cos’è la bellezza del viaggio,» dice Pio, «la vita vera che incontri lungo la strada.»
Peppe annuisce: è la stessa sensazione che prova chi vive la moto non come sport, ma come esperienza umana.
L’inverno e l’avventura
“Moto Tutto l’Anno” non era solo un nome: era un manifesto di passione.
Pio e Turi erano motociclisti invernali per scelta.
Peppe racconta che nel 2005 partecipò all’Elefantentreffen, il celebre raduno motociclistico invernale: partito da Catania, affrontò temperature che scesero sotto i -20°C.
«Una follia,» ammette, «ma una di quelle che ti restano dentro.»
Pio ride e lo definisce “un tipo tosto”, simbolo di un modo di vivere la moto senza compromessi.
Ritornare in sella
Durante la chiacchierata, Peppe pone a Pio una domanda che riguarda molti ascoltatori:
«Se un cinquantenne, magari con figli grandi, volesse tornare in moto con la moglie, da dove dovrebbe partire?»
Pio risponde con calma e saggezza: «Prima di tutto dal cuore. Poi, meglio iniziare con un gruppo: un motoclub ti dà quello che non hai ancora — esperienza, metodo, sicurezza. Ti insegna i ritmi, le regole, l’etica di guida.»
Per quanto riguarda la moto, consiglia una tourer comoda o una endurona stradale, in grado di affrontare ogni percorso.
Lui stesso oggi guida una BMW R 1250 RT, perfetta per i lunghi viaggi.
«L’importante,» aggiunge, «è non perdere mai lo spirito del biker.»
Motociclisti ambasciatori del territorio
La conversazione si sposta poi sull’accoglienza dei motociclisti nei borghi italiani.
Entrambi sottolineano come, nei piccoli centri, i gruppi in moto vengano spesso accolti con calore: caffè offerti, ingressi ai musei, perfino targhe di benvenuto.
«Il motociclista porta movimento e lascia valore,» dice Pio.
In alcune città più grandi, ammettono, l’accoglienza può essere più fredda, ma nei paesi c’è ancora curiosità e rispetto per chi viaggia su due ruote.
Peppe ricorda anche un episodio a Praga, dove il sindaco e l’assessore al turismo offrirono ospitalità al gruppo.
«Mi cercano ancora per un altro giro laggiù!» scherza.
Un caffè per chiudere
La puntata si conclude come era iniziata: con un caffè, due risate e tanta passione.
Peppe e Pio brindano alla strada e all’amicizia, ricordando che i motociclisti sono gente di cuore, forse troppo sensibile, ma autentica.
Perché, come dicono entrambi, il bello della moto è la vita che ti scorre accanto — curva dopo curva.
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