Sono passati più 40 anni, da quando, nel 1980 venne presentata a Colonia la prima R 80 G/S, una moto nata con l’idea di aprire il proprio spazio d’azione a qualsiasi utilizzo.
Prima di Lei, le moto da viaggio e che erano in grado di offrire un certo comfort anche in coppia e con bagagli, avevano un campo d’azione limitato, prevalentemente stradale.
Ed in quel periodo, indubbiamente, la facevano da padrona le moto con un orientamento più sportivo.
Poi, come dicevamo, arrivò lei. Già il suo acronimo G/S, derivato da “Gelände/Straße”, la cui traduzione dal tedesco è “sterrato/strada”, rappresentava l’idea di una moto tutto fare ed in grado di poter affrontare qualsiasi tipologia di percorso.
Nel corso degli anni l’evoluzione tecnica del GS ha fatto passi da gigante ed allo stesso tempo altre aziende motociclistiche hanno iniziato ad attuare la stessa strategia, proponendo al mercato moto, per certi concetti, simili.
Dal mio punto di vista il GS non è una moto che eccelle in una particolare disciplina, insomma, non è la moto migliore qualora volessimo utilizzarla in off road, di certo altre case, come ad esempio la KTM, vincerebbe il confronto oppure Ducati, per potenza e velocità, hanno qualcosa in più ma, allo stesso tempo, perdono il confronto nel momento in cui si trasferisce la moto su un utilizzo a 360 gradi.
Insomma, per come la vedo io, il GS è una moto che seppur non eccelle in un determinato settore specifico, ne diventa regina in un contesto ampio.
Se dovessimo dare un voto da 1 a 10 prenderebbe un bell’otto costante su ogni piano.
Questo fa della GS, ovviamente a mio avviso, la moto col più ampio spettro d’utilizzo.
Inoltre, l’utilizzo del Telelever, che è un brevetto BMW e separa le due funzioni di assetto ruota e di ammortizzazione/sospensione oltre che aumentare notevolmente il comfort di marcia, la rende di facile guida e manovrabilità, rilasciando al conducente un “effetto sicurezza”.
Potremmo riempire pagine intere su soluzioni tecniche adottate, su comparazioni con altri modelli o lasciare lo spazio alle proprie e soggettive opinioni ma non credo sia questo il luogo dove affrontare questi temi.
Del resto, se in questi 40 anni è sempre stata presente sul mercato e addirittura ai primi posti per vendita ci sarà un motivo.
Comprendo che, alcuni potrebbero indicare al suo “status symbol” il segreto del successo, ma, onestamente, trovo questo punto di vista riduttivo per una moto che, seppur non a buon mercato, riesce a soddisfare le esigenze di molti viaggiatori.
Poi, e ritengo questa la verità più grande, bastano due ruote, un casco in testa ed un orizzonte davanti a noi per muovere l’anima.
Peppe Pagano
Motoexplora Tour Operator