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Episodio 4 – 30km diventano 240, il bello di perdersi in moto – Motociclisti da Bar

Quarta puntata con Francesco Lamiani

La solitudine affollata del motociclista: avventure fuori rotta

Il bar è vuoto, sospeso in quell’ora incerta tra mattina e pomeriggio. Solo il ronzio continuo della macchina del caffè rompe il silenzio, mentre la luce che filtra dalle vetrate disegna riflessi dorati sul banco. Francesco entra, appoggia il casco sul legno lucido e si lascia cadere sullo sgabello, come se portasse ancora addosso la fatica della strada.

Non sceglie mai la via più breve. Non lo fa per vanto, ma per indole. Per percorrere trenta chilometri è capace di allungarne duecentoquaranta. Ogni deviazione diventa un richiamo, ogni curva nasconde una promessa. Questo è lo spirito del motociclista da bar: non conta arrivare, conta vivere tutto quello che succede lungo il percorso.

Ad Avola, in Sicilia, la memoria si fa nitida. Una sterrata polverosa, il caldo che vibra nell’aria, un ragazzo corpulento che spunta dal nulla e ferma i motociclisti. Non c’è diffidenza, solo curiosità. Pochi minuti dopo, un invito inatteso: a casa sua, la nonna prepara pane fragrante, ricotta e formaggi freschi. È un’accoglienza spontanea, gratuita, che nasce dal niente e lascia un segno profondo. Un dono raro, che solo la strada può regalare.

Ma non sono solo gli incontri a dare senso al viaggio. C’è quella condizione singolare che Francesco chiama “solitudine affollata”. In gruppo, circondato da compagni, eppure chiuso dentro il casco, dove resta soltanto il respiro e il rombo del motore. È una solitudine popolata, che diventa occasione per ascoltarsi davvero. Non è religione, ma gratitudine: sentirsi parte di qualcosa di più grande, la natura che scorre ai lati, il vento che punge, i panorami che cambiano e non torneranno mai uguali.

Il ricordo di un Ferragosto in Sicilia riporta il sorriso. Un bosco che si trasforma in trattoria improvvisata, tavoli messi insieme alla buona, piatti condivisi, vino in bicchieri di plastica. La “provola impiccata” cola lenta sul fuoco, il pane gira di mano in mano, le risate riempiono l’aria. È una festa improvvisata, ma resta tra le più belle. Perché il motociclismo è anche questo: convivialità effimera che dura un giorno e resta impressa per sempre.

L’ironia non manca mai. Si parla di tornanti, di come affrontarli, di moto messe a confronto: GS, Africa Twin, Vespa. Gli sfottò volano, ma sotto le battute rimane una verità silenziosa: la moto non è un semplice mezzo, è una compagna di vita, un pezzo di sé.

Alla fine, tra i ricordi e le risate, affiora la stessa consapevolezza: viaggiare in moto non è solo spostarsi. È scoprire, raccontare, condividere. È tornare bambini, con la curiosità pura di chi non sa cosa troverà dietro la prossima curva.

Il caffè arriva sul banco, fumante. Francesco lo beve in un sorso deciso, come a mettere un punto alla narrazione. Poi si alza, prende il casco e sorride:
«Alla fine, è per questo che riparto ogni volta.»

La porta si chiude, il rombo della moto si allontana nella strada deserta. Sul banco resta soltanto una tazzina vuota. Ed è in quell’istante che la verità si fa chiara: la solitudine affollata del motociclista non è un peso, ma una delle forme più pure di libertà.

Peppe Pagano

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