Prima puntata – Motociclisti da bar
con Peppe Pagano e Benedetto “Betto” Scaccianoce
Il bar è ancora silenzioso, l’aria sa di attesa. È l’inizio di qualcosa, e l’inizio porta sempre con sé emozione e incertezza. Peppe lo sente: la prima puntata è un salto nel vuoto. Non sai dove atterrerai, a volte non sai nemmeno da dove cominciare. Per questo accanto a lui c’è l’amico di sempre, Benedetto “Betto” Scaccianoce, compagno di viaggi e di mille avventure in moto.
Si scherza subito, come tra amici. Sul soprannome Betto, che suona più leggero del solenne “Benedetto”. Sul titolo del podcast, Motociclisti da bar, che richiama l’eterno sfottò: motociclisti della domenica, motociclisti da bar, quelli che arrivano solo fino alla piazza e poi tornano indietro. Una presa in giro che, tra le risate, diventa bandiera.
L’Albania sott’acqua
Il primo ricordo affiora dall’Albania, nel primo viaggio dopo il Covid. Notte di pioggia, all’apparenza normale. Ma al mattino, un messaggio: il garage dell’albergo è allagato. Dodici moto immerse fino a ottanta centimetri. Una scena irreale, come un naufragio in terraferma.
La giornata diventa una lotta: smontaggi, tentativi, scarichi che sputano acqua. C’è persino una Ducati che sembra trasformata in geyser. Ma verso il pomeriggio, tutte le moto ripartono. Sporche, malconce, ma vive. E come sempre, la prima cosa che fanno è andare a bere un caffè. Perché ogni avventura, dopo la fatica, trova pace davanti a una tazzina.
Lo zio Pippo in Bulgaria
Dall’Albania si vola indietro negli anni, in Bulgaria. Una quindicina di moto che vogliono pranzare in piazza, sotto lo sguardo di tutti. Ma è area pedonale, e il poliziotto davanti al municipio dice “no” con severità.
Peppe insiste, inventa, rilancia: racconta di essere lì per conto della RAI, per un programma sulla Bulgaria. E quando vede che ancora non funziona, tira fuori l’asso più improbabile: “Il conduttore è mio zio, Pippo Baudo. Se non ci fate parcheggiare, dirà che questo è un paese di m…”
Il poliziotto lo fissa, scompare. Due minuti dopo arrivano tre jeep sovietiche, cariche di uomini. Panico: sembra l’inizio di un arresto. E invece è la consacrazione dell’assurdo. Cercano il nipote di Pippo Baudo. Non solo concedono il parcheggio, ma consegnano le chiavi della città con i saluti per lo “zio”. Peppe, per non smentirsi, regala anche una maglietta, spacciandola per indossata dal celebre presentatore. Tutti felici. E gli amici, increduli: “Con te non viaggiamo più, sei pazzo”.
Viaggiatori, non turisti
Tra una risata e l’altra, il tono si fa più intimo. Viaggiare in moto non è solo percorrere strade: significa incontrare persone, stringere amicizie, sentirsi parte di un mondo che va oltre le mappe. “Non siamo turisti”, dice Peppe. “Siamo viaggiatori.”
Turista è chi arriva per la foto di rito. Viaggiatore è chi cerca l’incontro, chi si lascia sorprendere dall’imprevisto, chi torna con un ricordo che non si compra. Grecia, Albania, Bulgaria: ovunque ci sono amici che aspettano un sorriso e una stretta di mano.
Ma non è sempre facile. Ci sono anche rischi, come quel giorno in autostrada, quando a Peppe si blocca il cardano. La moto parte per conto suo, la ruota si arresta, e lui pensa soltanto: “Dio, fermami”. Un istante che segna, un ricordo che non svanisce.
Il caffè che chiude il cerchio
La puntata si avvia alla fine. Sul banco compare la macchinetta rumorosa, che brontola come una Ducati in riscaldamento. È il segnale che il viaggio, anche stavolta, si chiude con un caffè. La tazzina viene servita, il silenzio si scioglie.
Un brindisi mancato, qualche battuta ancora, e l’invito agli ascoltatori: “Ci vediamo alla prossima”.
Fuori, il rumore delle moto non c’è ancora. Ma si sente già nell’aria, come una promessa.
Peppe Pagano
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