Motoexplora - Viaggi in moto
Close

Episodio 3 – Le fobie al banco del bar – Motociclisti da Bar

Terza puntata –  Le fobie al banco del bar

Peppe pagano e Betto scaccianoce

Il banco divide noi due, ma non ci separa. Io sto dietro, tu davanti, come un avventore che entra per raccontare, più che per bere. Non hai fretta, non chiedi nulla. Ti appoggi e cominci a parlare.

«Sai, le fobie dei motociclisti sono infinite. Tutti ne hanno almeno una.»
Lo dici con quella serietà che non ammette obiezioni. E inizi a sciorinare esempi come se sfogliassi un catalogo di personaggi.

Il fobico della benzina

«C’è quello che non fa mai il pieno. Dieci litri, non uno di più. Dice che la moto pesa troppo. E allora calcola distanze, chilometri, consumi, come fosse un contabile della strada. Alla fine, però, è sempre quello che deve fermarsi di nuovo al distributore, quando tutti gli altri hanno appena ingranato la marcia.»
Sorrido. L’abbiamo visto tutti: piegato sulla pompa, convinto che il peso di qualche litro in meno faccia la differenza tra viaggiare o arrancare.

Il traslocatore su due ruote

Poi alzi un dito. «C’è quello che parte come se dovesse traslocare. Tre bauletti, borse rigide, zaini legati con corde improvvisate. Porta con sé guanti per ogni stagione, ricambi che non userà mai, persino oggetti assurdi. Alla fine, la moto sembra un camion travestito.»
E hai ragione. Basta un colpo d’occhio in autostrada per riconoscerli: moto cariche all’inverosimile, piegate sotto il peso di ansie trasformate in bagagli.

Il maniaco delle distanze

«E poi c’è lui, il perfezionista del parcheggio. Non importa dove siamo: autogrill, piazza, trattoria. Deve lasciare ottanta centimetri esatti dalla moto accanto. Né più né meno. Se sbaglia, scende, sposta, riprova. Finché non trova la misura giusta, non si rilassa.»
Annuisco. È quasi un rito, e ogni rito nasconde sempre una paura.

Le paure più profonde

La tua voce rallenta. «Ma non sono solo fissazioni da ridere. Ci sono fobie che pesano. La paura di imboccare la strada sbagliata, di inseguire un sogno e scoprire che non porta a niente. E poi c’è la paura di non avere più le forze. Io, per esempio, ho fatto duemila chilometri in un giorno. Oggi so che non potrei più. E questo mi spaventa.»
Nei tuoi occhi c’è orgoglio e malinconia insieme: il ricordo di un’impresa che resta, ma che segna anche un limite.

Le fobie nascoste

«Le fobie vivono nei dettagli», dici, quasi tra te e te. «Nel serbatoio riempito a metà, nel bauletto sempre colmo, nella distanza misurata con precisione. Sono piccole ossessioni che ci tengono in equilibrio, come se ci dessero l’illusione di controllare qualcosa. Ma in fondo sappiamo che il controllo non esiste. La strada decide sempre lei.»

Ti fermi. Il silenzio cade come una pausa necessaria. È solo adesso che chiedi un caffè. Io lo preparo, lo poggio sul banco. Tu lo bevi in un sorso, come se fosse il punto fermo di tutto quello che hai detto.

Ti alzi, prendi il casco e sorridi. «Alla fine parto lo stesso. Con tutte le mie fobie, ma parto.»
La porta si richiude, il rumore della moto si allontana. Io resto dietro il banco, guardo la tazzina vuota e penso che forse è davvero così: le fobie ci accompagnano sempre, ma appena il motore si accende diventano leggere come il vento.

Peppe Pagano

Related Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *