Ogni viaggio inizia sempre da un’idea, un sogno. Un luogo, dei mondi e strade da scoprire. Tutto questo a prescindere che si tratti di un piccolo borgo situato semplicemente a qualche chilometro da casa oppure di un viaggio, più complesso, come quello che mi accingo a raccontarvi.
Si parte con un gruppo di ben ventiquattro persone tra piloti e passeggeri. Già durante il briefing iniziale, le donne si sono dimostrate più attente e preparate in merito a cosa avremmo visto e scoperto insieme. Una colonna di ben diciotto moto ed un mezzo assistenza per chiudere il quadro di uno dei classici viaggi Motoexplora che attraversa i paesi e le culture dell’Europa, alla ricerca di una radice comune dentro alle mille sfaccettature dei posti visitati: andiamo verso il Mar Nero.
Durante il percorso che da Padova ci porterà fino a destinazione inizia con un passaggio in Slovenia e con sosta finale a Lubiana, decidiamo di visitare, anche per evitare il noioso tratto autostradale, il castello di Idrija conosciuto anche come castello di Gewerkenegg, nel centro storico appunto di Idrija, città mineraria slovena che, sul finire del sedicesimo secolo era la seconda più importante miniera di mercurio al mondo.
Lubiana, poi, si presenta a noi con il suo fascino di “piccola capitale” ma allo stesso tempo con un’aria quasi aristocratica. I suoi tanti locali e ponti custoditi dalla presenza del drago, simbolo della città, lungo il fiume Ljubljanica e con il suo castello che domina dall’alto, le danno un aspetto unicamente romantico e da vivere con semplicità.
L’indomani, seppur con una condizione meteo che detta l’incertezza, iniziano le nostre strade nel cuore dell’Ungheria. Dopo i primi chilometri, abbandonate le alte colline ed i monti sloveni, un’infinita distesa di pianure si apre innanzi a noi, i campi di girasole con il loro colore mitigano certi nuvoloni che, minacciosi, si presentano all’orizzonte.
La prima tappa la facciamo a Tapolca, città poco conosciuta e non sempre presente nei circuiti turistici, probabilmente a causa del più famoso castello di Keszthely che dista solo pochi chilometri.
Inerente a Tapolca vorrei aprire un capitolo a parte. Avvisata per tempo l’amministrazione comunale del nostro arrivo, abbiamo avuto un’accoglienza degna di un capo di stato. Il parcheggio riservato per le nostre moto, sotto il palazzo di città, la presenza del Sindaco Zoltàn Dobò e altri amministratori locali è stato davvero un segno di grande ospitalità.
Poi, grazie a Rita Kovàcs guida locale, abbiamo avuto modo di conoscere questa piccola e affascinante città. Il suo fiume sotterraneo navigabile che si snoda attraverso la grotta di Tavas, per certi tratti illuminati, ci regala un inaspettato spirito d’avventura. Il piccolo laghetto Malom, nel cuore del centro storico, le sue fontane e l’antico mulino ad acqua ci raccontano anche della storia d’amore tra il famoso poeta ungherese Batsànyi Jànos e la bella Baumberg Gabriella.
Sicuramente Tapolca avrebbe meritato qualche ora in più ma si sa, per chi viaggia in moto, il tempo è tiranno e Budapest, capitale ungherese, ci stava aspettando. Sull’arrivo vorrei stendere un velo pietoso; tra lavori in corso ed un traffico degno delle più grandi metropoli abbiamo impiegato più di un’ora per raggiungere il nostro hotel distante solo 7 chilometri dalla rete autostradale ma, alla fine, il fascino del Danubio, i suoi ponti, i monumenti e le tante storie, tra cui quella della statua in bronzo della “piccola principessa”, ci hanno lasciato estasiati.
Finalmente, dopo la “grande pianura ungherese” ci siamo immersi in un mondo per certi aspetti nuovo e seppur in Europa, diverso dal nostro.
Già dopo i primi chilometri percorsi in Romania le costruzioni delle case e gli scheletri delle tante fabbriche volute da Nicolae Ceausescu, ex presidente dal 1967 al 1989, ci riportano alla mente tempi andati laddove l’Europa era divisa in due blocchi diversi sia culturalmente che economicamente. Ma la Romania non è solo questo, anzi c’è tanto di più e di bello.
Piccole città come, ad esempio, Bistrita, dove siamo stati accolti dal responsabile al turismo e dalla Polizia locale, con un parcheggio per noi riservato e dove abbiamo conosciuto Nicola, un casertano trasferitosi in Romania per far conoscere la sua pizza, ci fanno sentire come a casa.
I Monasteri della Bucovina, nei pressi di Suceava, raccontano ancor oggi, tramite i loro affreschi, quel baluardo ortodosso conto l’espansionismo musulmano avvenuto nel XIV-XV° secolo, i loro dipinti che raccontano momenti del vangelo, la loro particolarità, soprattutto nel monastero di Voronet che, con l’unicità del suo blu caratterizza il monastero differenziandolo dagli altri, ci lasciano senza parole inducendo in noi un senso di bellezza e spiritualità.
Città bellissime come Sibiu con i sottotetti delle sue case che sembrano guardarti e la stupenda Sighisoara dove il tempo sembra essersi fermato nel romanticismo del suo borgo medievale. La “movida” che accompagna Bucarest, la capitale. L’antica Alba Julia ed il suo castello divenuto un elegante parco dove comodamente passeggiare. Le leggende che circondalo la Transilvania e legate al Conte Dracula, lo scorrere lento del Danubio e le sfarzose e per certi aspetti incomprensibili ville dei Rom.
Ma, oltre tutto questo, per noi mototuristi, era importante poter percorrere e vivere la famosa DN7C conosciuta meglio come TransfăgărăSan, una strada voluta, per motivi militari, da Ceausescu e divenuta famosa nel 2009 a seguito del programma televisivo Top Gear, prodotto dalla BBC, in cui veniva definita la strada più bella del mondo.
In realtà, credo che non sia proprio così, per chi ha già percorso decine di strade in giro per il mondo definirla la migliore è un piccolo azzardo anche se un fascino particolare di questo percorso scaturisce anche a seguito di un allarme che, per alcuni tratti, suonava lungo la strada e veniva recapitato in tempo reale, come sms, su tutti i nostri telefonini!
Di che fascino scrivo, di cosa si tratta?
ATTENZIONE, ORSI SULLA CARREGGIATA!
A questo punto delle code di automobilisti che, abbassando i finestrini delle loro auto, lanciavano del cibo a degli orsi in libertà!
Bellissimo, forse “poco educativo” per gli orsi, ma davvero affascinante.
Certo che, fare questo quando si è chiusi nell’abitacolo della propria auto diventa facile e partendo dal presupposto che gli Orsi non siano proprio degli animali domestici e lontani dallo stereotipo dei cartoni animati o di qualche tenero peluche, probabilmente, per chi è in moto e bloccato dal traffico forse è meglio mettersi al sicuro il prima possibile.
Magari per evitare che, qualche mamma Orsa, possa vedere il proprio cucciolo minacciato e possibilmente credere che, un tale su un mezzo meccanico a due ruote, possa diventare un’ottima conserva alimentare per l’inverno che verrà.
Tornando al nostro viaggio; proprio in Romania un’altra strada, forse meno famosa, riesce a lasciarci col fiato sospeso: La Transalpina conosciuta pure come “Strada del Re”
Una serie interminabile di curve e tornanti con panorami mozzafiato. Un percorso che abbiamo affrontato partendo da Craiova fino a raggiungere Alba Julia. Situata a 2.000 metri di altitudine, è la più alta strada in Romania, con il punto più alto in Urdele Pass a 2.145 mt. Poi, vedere così tanti motociclisti, provenienti da ogni parte d’Europa, che ti salutano regala qualcosa di inebriante e unico.
Ed eccomi pronto a scrivere della nostra meta: il mar Nero, in fondo più un’idea che un punto d’arrivo reale. Insomma, come toccare ed unire idealmente due mondi così vicini ed allo stesso tempo tanto diversi. Dal nostro Mediterraneo al mar Nero, dal mondo occidentale al mondo orientale.
Varna, così turistica e lontana da quanto visto successivamente in Bulgaria, una nazione votata all’agricoltura e con ancora molti simboli, realizzati nel secolo scorso, inneggianti all’ideologia comunista come, ad esempio, il monumento di Buzludzha eretto in cima al passo di Šipka nei Balcani.
Una costruzione oramai abbandonata che sembra voler raccontare il declino e la fine di un’epoca. Inoltre, la Bulgaria, è un reale crocevia di popoli, il sud e l’area dei monti Rodopi è caratterizzato da una forte presenza ottomana, un’area d’Europa laddove convivono e in serenità diverse religioni.
Proprio la catena montuosa dei Rodopi, ai confini con la Grecia, è nota anche per le aree carsiche con profonde gole solcate da torrenti che danno vita a strade che si immergono in scenari da favola, come le gole del diavolo nei pressi di Trigrad.
Lasciando l’area, talaltro ricca di piccoli ristoranti, ci siamo diretti verso nord-ovest fino a raggiungere un antico ponte romano nei pressi di Zmeitsa e proprio li abbiamo dato vita, grazie a delle aree attrezzate e ben pulite, ad un idilliaco pic nic.
In Bulgaria c’è tanto da scoprire come il monastero di Rila, che si trova alle pendici della vetta Maliovica, la più alta vetta dei Balcani, che ci lascia incantati con la sua unicità e bellezza.
Sofia, la capitale, ai piedi del monte Vitosha, dopo Atene e Roma è una delle città più antiche d’Europa così cosmopolita e ricca di negozi alla moda ma allo stesso tempo piena di contraddizioni che si mescolano tra la storia ed un “moderno” voluto nel dopoguerra.
Poi, un altro luogo tutto da scoprire: la Fortezza di Belogradchik ai confini con la Serbia, costruzione risalente in epoca romana fino a diventare un punto di difesa ottomano durante la guerra serbo-bulgara nel 1885. Un territorio che, grazie alle sue conformazioni rocciose, sembra uscire da una favola e per molti aspetti simile alle più famose “Meteore” in Grecia.
Un Viaggio non è fatto solo di strade o monumenti da scoprire e visitare ma anche di persone incontrate; come il poliziotto di un piccolo paesino nell’entroterra bulgaro che ci ha invitato a casa sua per mostrarci orgoglioso la sua moto: un non precisato mezzo, forse 125 cc, prodotto nella Germania dell’est ed ancor oggi perfettamente funzionante. Oppure la proprietaria del bar di Madara, nella Bulgaria nord-orientale, che con un perentorio “tac, tac” ci indicava come parcheggiare le nostre moto.
Oltre 5.000 chilometri percorsi tra Slovenia, Ungheria, Romania e Bulgaria ed i nostri occhi e soprattutto la nostra mente è ancora pronta ad inebriarsi delle tante bellezze vissute.
Ora la carovana targata Motoexolora può rientrare, la strada verso casa è ancora lunga ma il piacere di aver visto, vissuto e condiviso luoghi incantevoli in sella alla nostra due ruote è un bagaglio impagabile ed impalpabile da chiudere nelle nostre borse. Accendiamo i motori, adesso si rientra davvero.
Peppe Pagano – Motoexplora team leader