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Viterbo: Ottobre 2012

a cura di Silvia Trovatelli

Storia di una Clavicembalista inventatasi e divenuta Mototurista

Ma io una moto la volevo da tanto…
Alla seconda lezione, meglio mettere jeans pesanti. E un sorriso ancora più largo.
Un mio maestro diceva che, quando si sa far bene una cosa, è buona norma cercarsene una in cui si è completamente incapaci. Essere completamente a nostro agio può illuderci di avere raggiunto un risultato definitivo; finiamo per compiacercene, e addormentarci. Ritrovarci invece nuovamente inesperti, goffi ed incerti, cambia il punto di vista. Le cose cambiano, al cambiare della luce… è così bello, scoprire quanto ancora ci resti da scoprire!
Io una moto la volevo da tanto…

L’ ”Infida II” è la mia seconda moto. Una vecchia cbf comprata a fine agosto di ennesima mano. La sto comprando, e leggo di un fine settimana in moto intorno a Viterbo. Scodellato dal destino! Nessuna decisione da prendere. Un fatto. Telefono a Peppe di Motoexplora e mi iscrivo.
L’Infida mi terrorizza. (Dopo averla comprata l’avevo scaricata al meccanico e, naso all’aria, me n’ero andata a Santorini. Lui, bontà sua, non aveva minimamente toccato la carburazione. “Prima prova a darle una bella tirata, che intanto si pulisce un po’”).
Un incubo. E’ vendicativa. Si spegne continuamente, parte solo con il minimo (?) a 2000 giri. Pesa pure quattro volte più di me.
Oddio, è già ora di andare.

Un po’ alla volta, la strada ci mette in pace.
Il cielo è diventato più grande; e sfila la campagna, sfilano le nuvole…
La Cimina mi accoglie senza promettere granché; una strada come un’altra.
Poi arrivano i noccioleti, gli alberi di castagne. Profumo di funghi e di terra. Il lago, dietro gli alberi. Il bosco, come nel magico cammino delle favole.
E, forse proprio solo per magia, l’Infida è diventata dolce.

Dolcemente si inchina ad ogni curva, per salutare la bellezza ancora nascosta, quella nuova bellezza che sta per rivelarsi.
Eccomi davanti alle mura di Viterbo. Pronta a entrare dalla grande Porta Romana.
Sfortunatamente, non è quella che devo imboccare. Fine della magia.
Chiedo a quattro passanti diversi, arranco traballando giù per un parcheggio, individuo il passaggio. Picco di sconforto.

Porta minuscola, selciato sgangherato. Dietro, il labirinto.
Angoscia. L’Infida è tornata infida. Panico. Qui ci lascio le penne. (ci manca solo il minotauro..)
Una sconosciuta cerca di attirare la mia attenzione, mi viene incontro. Roberta. La salvezza!
Sapevano del mio arrivo, mi stavano aspettando. Mi sono detta: andrà benissimo.
Ho finalmente incontrato Peppe, ha preso subito a sfotticchiarmi (fin troppo facile); stesso trattamento per agli altri. Ero lì da un’ora e già mi sentivo a casa.

In giardino, in mezzo alle altre moto, enormi, l’anziana Infida – gommata d’anteguerra – aveva l’aria di un pulcino spennacchiato. Ho cominciato a considerarla con tenerezza, chi l’avrebbe mai detto..
E l’indomani, per la prima volta in mezzo a tante moto.
Il gruppo è organizzato: c’è chi apre la strada, chi blocca gli incroci, chi controlla. Mi sento al sicuro, in una botte di ferro. Il mio posto è dietro a Laura. L’inesperienza, che vada a farsi friggere, faccio quello che vedo fare agli altri. Tutto sta diventando facile, lascio che le cose, una dopo l’altra, mi vengano incontro. Mi sembra di essere nel mezzo di un corteo in festa.
La provincia di Viterbo è splendida, con scorci di raro incanto. Roberta, la padrona di casa, è stata generosa a farcene dono. Boschi, laghi, uliveti, un percorso meraviglioso. Gli aerei nel museo. Un antico palazzo incredibilmente bello. Storie, cose da imparare, esempi da seguire; e nuove, bellissime persone.

Poche ore e, senza neanche venirlo a sapere, i compagni di viaggio sono già amici del cuore.
Il gatto sta dormendo sul clavicembalo, l’Infida sonnecchia sul marciapiede…
Ancora torna a riempirmi gli occhi l’immagine di una lunghissima discesa e, in fondo, l’orizzonte che si spalanca all’improvviso. Un mare di luce.
Un mare di allegria.
Che bello, questo fine settimana. Grazie, amici.
p.s.:
C’è una grande assente, in questa storia. L’“Infida I”. Che mi ha perdonato un incalcolabile numero di fesserie, tant’è che, nonostante tutto, non c’ho lasciato le penne.
Un pensiero felice e un gran bacio sul serbatoio alla piccola Ninja!

Silvia Trovatelli

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