C’è qualcosa che voglio chiarire bene prima di continuare: la manifestazione della quale ho appena parlato s’è svolta il 22 maggio perché il 23, vera data dell’attentato del 1992, se ne svolgeva già un’altra, che si svolgeva da prima e che si svolge tuttora, quella definita “La giornata della legalità” e organizzata dalla Fondazione Falcone e patrocinata dal ministero dell’Istruzione. Una manifestazione che però non mi era mai piaciuta troppo perché, dal mio esclusivo punto di vista, “calata dall’alto”, che si risolveva quasi solamente nella solita passerella di volti noti, politici, giornalisti e anchormen, che la usano anche per autopromozione.Per me una manifestazione, per produrre veramente ciò per cui si propone, dev’essere spontanea, partire dal basso e in basso rimanere. Perché è in basso che si sviluppa la mala pianta, ed è dal basso che la si deve estirpare. E in basso non ci sono gl’ideali, ci sono i sentimenti. E sono i sentimenti che danno la paura ed il coraggio, la vergogna e l’onestà. Il bisogno di legalità.Per questo motivo, una volta che ebbi un’idea di ciò che volevo fare, ne parlai con Tina. Le dissi che mi sentivo in colpa non perché avessi fatto chissà cosa ma per l’esatto contrario, perché non avevo fatto nulla. E poi passai a illustrarle ciò che avevo immaginato di fare ma che era ancora solo un abbozzo, un’idea. Come al solito, però, non mi seppi trattenere e, di discorso in discorso, finii a parlare di ciò di cui parlo sempre, a proposito e a sproposito: di come amo andare in moto e dell’idea che ho che la moto faccia parte di una certa idea di libertà. Allora lei, con lo sguardo di chi ha sofferto tanto, lo sguardo di una donna che ha perso il marito e il padre dei suoi figli per un’altra idea di libertà e nel quale mi parve di sentire un tono di rimprovero, mi disse lentamente – Libertà? –Questo fu troppo. Fu la spinta decisiva. Rientrai in ufficio, dove l’atmosfera si era fatta pesante, l’allegria che ci aveva accompagnato fino ad allora era svanita da giorni, e iniziai a scrivere. Scrissi mentre ancora l’idea stava prendendo forma nella mia mente. Scrissi per ringraziare quei ragazzi che avevano dato così tanto per gli altri e quindi anche per me. Ed ero così emozionato che non riuscii nemmeno a dirlo ad Enza, seduta all’altro tavolo a meno di due metri da me, non trovai di meglio che mandarglielo per mail e sbagliai pure l’indirizzo e lo mandai a tutti gli iscritti di Motoexplora. Questo è ciò che scrissi:Un grande motoraduno “per non dimenticare”23 maggio 1992, ore 17.58, autostrada Trapani-Palermo, una terribile esplosione segna e segnerà in maniera indelebile le coscienze della Sicilia e dei siciliani.“Non ha futuro un popolo senza memoria”“Eravamo giovani e credevamo di essere i migliori, il nostro grande sogno era difendere anche con la vita Giovanni Falcone, un uomo, un simbolo di una Sicilia nuova, lontana da condizionamenti e con la voglia di sentirsi libera”Il mondo dei motociclisti, unito da una grande passione, da un grande desiderio di aggregazione e condivisione del vero spirito chiamato “fratellanza” è in grado di unirsi all’unisono per manifestare la propria voglia di libertà?Siamo in grado di abbandonare, anche per un solo giorno, banali rivalità campanilistiche e riunirci tutti insieme per un unico obiettivo?Noi motociclisti, noi Italiani, noi Siciliani siamo consapevoli che l’essere veramente liberi da condizionamenti rappresenta la vera forza per lo sviluppo della nostra amata terra?Tante volte basta un solo gesto per poterci sentire migliori, e questo è quanto chiedo: Il 23 maggio 2009 facciamo un grande raduno presso Capaci; facciamo che tutti i motoclub, associazioni, gruppi di motociclisti siciliani e di tutta Italia facciano rombare tutt’insieme i loro motori per testimoniare e per gridare: NOI CI SIAMO!Nemmeno mezz’ora e la mia casella mail fu letteralmente intasata da risposte entusiaste ed entusiasmanti, e questo fu il via, l’inizio di qualcosa di importante e unico nel panorama motociclistico italiano: una manifestazione che vide la partecipazione di ben 3.000 motociclisti provenienti da tutta Italia.Ma la strada da fare per arrivarci era tanta e i dubbi anche. Il primo dubbio era se utilizzare il marchio della nostra azienda, Motoexplora, oppure no. Rischiare o no l’accusa di autopromuoverci attraverso l’evento? D’altra parte, non metterlo sarebbe sembrato quasi un non volersi esporre. Quindi alla fine pensai che fosse sempre meglio, anche se non sempre indispensabile, “metterci la faccia”. E ce la mettemmo. Il secondo dubbio era che, non avendo nessuna esperienza e conoscenza diretta di certe tematiche, non saremmo stati in grado di poterle illustrare e sviluppare al meglio. E per questo chiedemmo aiuto a Tina Montinaro e, attraverso lei, a LIBERA, l’importante associazione antimafia fondata e diretta da Don Luigi Ciotti, che ci dette subito il suo assenso e la sua disponibilità.Passammo poi a coinvolgere il massimo delle associazioni motociclistiche, cosa fondamentale per la riuscita di un evento così “strano” e poco affine al nostro mondo. E proprio qui, nonostante fosse il nostro specifico, incontrammo difficoltà impreviste. Ma non voglio rivangare troppo, ognuno fa quel che crede.Fondamentale era però che la manifestazione fosse libera e indipendente, senza alcuna connotazione politica o ideologica: per nessun motivo al mondo avrei “usato” la fiducia che ogni singolo motociclista ci avrebbe accordato per altri scopi che non fossero quelli dichiarati apertamente. Per questo non avremmo chiesto nessun finanziamento sia ad enti pubblici che privati, per questo tutto ciò che avremmo accettato sarebbe stata l’eventuale e gratuita collaborazione per la divulgazione dell’iniziativa.Mentre l’idea prendeva sempre più corpo, però, ci giunsero diverse richieste di collaborazione e tra queste quella che ritenemmo importante e ammissibile fu quella del Sindaco di Corleone, Antonino Iannazzo che ci chiese di chiamarlo semplicemente Nino e accettò di buon grado di presentarsi come sindaco e non come esponente di partito. Fu anche d’accordo, anzi l’avanzò egli stesso, per una proposta che trovai splendida: la mattina del 23 maggio del 2009 un gruppo di motociclisti sarebbe partito da Corleone alla volta di Capaci e, come apripista del gruppo, ci sarebbe stato lui stesso e alcuni componenti della QS15. Il senso era: se da Corleone erano partiti gli esecutori della strage, da Corleone sarebbe ripartita la speranza. Poi non tutto andò liscio, nel senso che qualche referente politico fra i piedi ce lo trovammo comunque, ma Nino tenne fede alla sua parola: seppur non motociclista, si presentò come passeggero su un’Harley Davidson con tanto di bandana in testa e fascia tricolore al petto.Si presentò anche la Rai, al nostro arrivo a Corleone, con una diretta all’interno del programma di Elsa di Gati e Fabrizio Frizzi “Cominciamo bene”, titolo assai beneaugurante. Eravamo infatti partiti in venti da Palermo per un “Tour della Legalità” e avevamo girato l’isola in senso orario facendo tappa nei luoghi simbolo di questa terra che più di ogni altra chiede riscatto. Il giorno dopo eravamo su molti dei principali giornali regionali e nazionali.Insomma, sembrava andare tutto così bene che quasi quasi non ci credevo e… il resto alla prossima puntata. A cominciare da qualcosa che non tutti sanno, anzi, che forse non sa quasi nessuno.
Capitolo 5: per non dimenticare…
- Autore dell'articolo:Peppe Pagano
- Articolo pubblicato:21 Gennaio 2022
- Categoria dell'articolo:Libro