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Balcani: Giugno 2015

a cura di Mario Pasino

CURVE E CEVAPCICI – Cronaca semiseria di un’avventura balcanica

Personaggi ed interpreti:
Il Capitano (di ventura): Peppe Pagano
Assoldato dai nostri eroi per venire a capo del problema balcanico. Desideriamo paragonarlo a Bartolomeo Colleoni nonostante i suoi ripetuti accenni a problemi prostatici non meglio specificati.
L’Ingegnere: Emiliano Bosisio
Unico single della comitiva e, come tale, ideale compagno di sbronze e di malinconici conciliaboli del Capitano di ventura.
I Robiri: Roberto e Valeria Rinaldo
Organizzatore entusiasta dell’avventura. Puntiglioso e caparbio. Senza di lui (e senza la sua signora) nessuno sarebbe partito.
Gli Oculi: Mario e Nadejda Pasino
Ideologo del gruppo e umile estensore della presente cronaca, lui, Vorace divoratrice di cevapcici e mascotte del gruppo (in quanto la più piccola), lei.
Gli Stangon: Franco e Gabriella Stanga
Archetipo del motociclista afflitto da pantagruelici appetiti e riconosciuto tuttologo. Gabriella incarna il ruolo della buona coscienza.
I Pollastri: Ennio e Franca Ciaccia
Alternano celebri chicchirichì a imprecazioni in accento veneto che hanno costituito la colonna sonora dell’intera avventura.
Il Grande assente: Alessandro Duchi
Un malaugurato incidente all’indice della mano destra lo ha costretto al forfait. Come dire: riformato per un foruncolo sulla chiappa sinistra. Si mormora che la sua giovanile inesperienza sia stata ritenuta dai compagni non idonea a cotanta impresa.
Prologo
Robiro, incaricato di verificare la fattibilità di un’avventura motociclistica in Montenegro, stupisce tutti proponendo Motoexplora, agenzia che organizzerebbe integralmente il tour e fornirebbe un accompagnatore. I nostri eroi danno a Robiro il mandato di procedere con Motoexplora, non senza iniziali perplessità e solamente dopo aver accertato che nessun estraneo farà parte del gruppo. Estenuato dalle martellanti ed innumerevoli telefonate di Robiro, Peppe Pagano, titolare di Motoexplora, accondiscende a tutte le richieste, nel disperato tentativo di ridurre il numero delle chiamate notturne. E’ fatta ! Si spediscono i bonifici. La curiosità è tanta e altrettanta la voglia d’imbarcarsi in una nuova, entusiasmante avventura.

Sabato 20 giugno 2015
La compagnia si ritrova come convenuto. I destrieri sono tirati a lucido, tranne la BMW K1200GT di Oculo che porta i segni di una recente gita alle cave di marmo. L’ingegnere storce il naso ma abbozza. Caricato all’inverosimile, il destriero di Oculo sembra più l’Enterprise (storica astronave del film Star Trek) che non una motocicletta. Si parte. I Ciaccia da Treviso si ritroveranno direttamente ad Ancona. Code chilometriche superate in corsia d’emergenza secondo italico costume motociclistico. Stangon a dieta rifiuta a più riprese un panino al prosciutto offerto da Oculo durante una sosta in autogrill. Incredulità tra i presenti. Si arriva al porto di Ancona seguendo il giro lungo e allungando il percorso di una ventina di chilometri, ma in perfetto orario, accolti dal possente chicchirichì di Ennio. Si fa finalmente conoscenza con il Capitano di ventura che distribuisce adesivi e gadget vari. Ottima impressione complessiva. Affascinante l’eloquio del Peppe e, soprattutto, la sua motocicletta. Prima riunione informativa che dura solo lo spazio di un paio di sigarette. Imbarco senza intoppi. Ci si ritrova al ristorante della nave dove i più consumano un’ottima ed inaspettata pizza. Stangon, a dieta e sempre più triste, opta per un’improbabile grigliata di pesce surgelato. Il tempo di quattro chiacchere e di quattro sigarette (del Capitano) e ci si ritira nei rispettivi alloggiamenti.

Domenica 21 giugno 2015
Sbarco di primo mattino. Prima di partire i Ciaccia danno vita ad una sceneggiata che diventerà consueta, nel tentativo di provare i rispettivi auricolari. A pochi metri uno dall’altra e guardandosi in viso: “pronto, pronto, pronto” tuona Ennio, “pronto, pronto, pronto” chioccia Franca con voce squillante. Qualcosa non funziona come dovrebbe, Ennio s’acciglia e conclude con un perentorio “cazzo porco”. Ore 8:00 la pattuglia si muove. Il Capitano di ventura comprende subito che faticherà a limitare l’indole sportiva della truppa. Le qualità motociclistiche dei nostri eroi risultano subito evidenti. In alcuni tratti si toccano i 70 km/h e si assiste anche a qualche sorpasso (pochi) di autoarticolati. La costa croata è splendida e la strada piacevole. Ore 9:15 prima sosta nel locale di un primo amico fraterno di Peppe. Baci e abbracci di rito. Viene servita un’abbondante colazione “italiana” a tutti con cornetti e cappuccino. A Nadejda detta Cicci viene invece servito un abbondante pasto a base di carni e formaggi. Si riparte con meta Dubrovnik. Ore 12:30 sosta in graziosissima località dove si pranza sul mare. Stanga abbandona momentaneamente la dieta e si unisce agli altri nel consumo dei calamari alla griglia. Dopo aver saldato un conto degno di Saint Tropez, Stanga riprende la dieta e si riparte. L’antica Ragusa accoglie l’arrivo dei nostri avventurosi eroi con una vista spettacolare delle sue mura ed una folla strabocchevole di turisti. Il Capitano di ventura rimane a guardia dei destrieri, fumandosi una sigaretta (13), mentre la truppa s’inoltra nella visita della bellissima città murata. Comodo viaggiare con Motoexplora. L’Ingegnere rivela ai compagni di viaggio la sua idiosincrasia per le scale (detta anche sindrome di Caltagirone, dal nome della città in cui si manifestarono i primi sintomi). Inutile il tentativo dei nostri eroi di raggiungere le mura della città. Dopo aver girato vanamente in tondo si ritorna alle moto e si riparte. Ore 17:00 si lascia la Croazia e si entra in Montenegro. Nessuna difficoltà alla frontiera. Ore 17:30: il cielo si fa minaccioso. Mancano pochi chilometri alla meta ed il Capitano consiglia di non coprirsi. All’arrivo in hotel, purtroppo, una stolida receptionist rifiuta di aprire il cancello. I Motociclisti rimangono dieci minuti sotto l’acqua prima di accorgersi che basta spingere ed il cancello si apre. Bagnati, stanchi e nervosi i nostri eroi si accomodano nelle rispettive stanze, che risultano però non all’altezza delle aspettative. Robiro s’impunta, Peppe telefona e si assiste ad un frenetico valzer delle stanze davanti agli sguardi esterrefatti della solita stolida receptionist. Trasportando indumenti bagnati, cavi elettrici, caschi ed altro ancora, i motociclisti si aggirano per l’hotel chi in mutande, chi in pigiama, chi completamente nudo. Lo sconcerto degli ignari ospiti è completo mentre Peppe si rende conto di avere a che fare con un gruppo di motociclisti non solo dall’indole sportiva ma anche con chiari segni di squilibrio psichico. Dopo cena passeggiata per la cittadina di Herzeg Novi e assaggio del distillato locale (Lotza). Tutti a letto allegri nonostante la giornata impegnativa.

Lunedì 22 giugno 2015
Una giornata splendida tersa e luminosa saluta il risveglio dei nostri eroi. Esaurite le solite litanie dei Ciaccia (pronto, pronto…pronto, pronto…cazzo porco)alle ore 9:00 si parte e si incontra subito lo scenario spettacolare delle Bocche di Cattaro. Sosta per fotografie di rito. Ore 10:00 gita in barca dal paesino di Perasta. Il Capitano si ferma a sorvegliare le motociclette e il comando viene temporaneamente assunto dall’Ingegnere che prende molto seriamente il nuovo ruolo. Si piazza a prora, dotato della tromba consegnatagli dal Peppe, quale effettivo emblema del comando. Smette di strombettare solamente quando gli altri membri della spedizione appaiono seriamente intenzionati a buttarlo in mare. Ore 11.00 si riparte, si costeggia la città murata di Kotor e si arriva in vista di Budva, località balneare presa in appalto da russi e arabi insieme all’adiacente isola di Santo Stefano e ben nota quale paradiso della “pisicka”. Adducendo nuovamente imprecisati disturbi prostatici, il Capitano di ventura rifiuta di addentrarsi in codesto luogo di perdizione, suscitando qualche mugugno nostalgico. Ci si limita a fotografare il panorama dall’alto nel tempo di fumare una sigaretta (7) e si prosegue alla volta dell’antica città di Bar. L’Ingegnere fatica a comprendere questa scelta (cultura si, pisicka no) ma si adegua. Ore 12.30 arrivo a Bar e visita delle rovine dell’antica città dove si notano molte più bancarelle e venditori vari che turisti. Tra baci e abbracci Peppe presenta una sua fidanzata locale, gestrice di un ristorante dove la truppa si ferma per il pranzo. Ambiente carinissimo e enormi piatti di portata con verdure, formaggi, carne alla griglia e tonnellate di cevapcici. L’Ingegnere confessa di non aver mai mangiato piccoli stronzi così buoni. Dinnanzi alla profusione di portate Stanga annuncia la sospensione della dieta. Intorpiditi dal cibo e dalle birre i motociclisti si concedono una pennichella. Ore 15:30 Stanga riprende la dieta e la truppa riparte alla volta di Virpasar, sul lago di Scutari. Una stretta strada a curve conduce ad un punto panoramico dove il gruppo si ferma per fotografie e filmati di rito con tanto di striscione motoexplora. Il bordello è tale da mettere in fuga una coppietta lesbica che si era anfrattata tra le rocce a scambiarsi effusioni. Breve sosta a Virpasar per una rilassante coca cola sotto le fresche frasche, sulla via del ritorno, e arrivo nel tardo pomeriggio a Kotor. I nostri eroi sono alloggiati all’interno delle mura in un antico palazzo trasformato in hotel e gestito da un’ennesima fidanzata del Capitano. Cenetta leggera a base di pesce perché i più devono ancora smaltire la pantagruelica abbuffata di Bar (non Stanga che appare in splendida forma, di umore migliore rispetto alla partenza e annuncia una nuova sospensione della dieta). Serata a zonzo tra le mura e le antiche strade lastricate di marmo.

Martedì 23 giugno 2015
Ore 9:00 esaurite le formalità di rito (pronto, pronto ..etc) si parte accompagnati da un’altra splendida giornata di sole. Partenza da brividi con la strada a serpentina che sale sopra Kotor (vedi fotografia) e che offre un’impegnativa serie di tornanti secchi da fare invidia allo Stelvio. Su questi tornanti si esaltano le doti motociclistiche dei nostri eroi. Il Capitano fatica a tenerne a freno l’esuberanza. Dimostrando grandi doti di Conducator, Peppe mette a segno la mossa decisiva quando impone a Stanga (leader degli smanettoni) di stare incollato alla sua ruota posteriore. Domati i puledri selvaggi ci si potrebbe rilassare fotografando un impagabile panorama del fiordo di Kotor e fumando una sigaretta (5) se non fosse che Valeria consuma il tradimento mollando il consorte e salendo sulla moto del Duce. Una serie di curve più dolci conduce alla vecchia capitale montenegrina di re Nicola e della di lui figlia, la ben nota regina Elena andata in sposa al nostro re Sciaboletta. Cetinje in realtà non offre molto, ma ci da occasione di conoscere una gentile signora, che gestisce il principale parcheggio per turisti del luogo e che afferma di essere la moglie del Capitano di ventura. L’interessato non conferma e non smentisce. Ore 11:30 si riparte, ancora su strada di montagna, addentrandosi nel massiccio montuoso del Lovcen, considerato un po’ il cuore sacro del Montenegro. Robiro tenta l’allungo ma il gesticolare frenetico della sua passeggera impone lo stop. Valeria ritorna sulla moto del Capitano e, immediatamente quanto malignamente, lo incita ad aprire il gas. Sembra godere a far mangiare la polvere al consorte. Mah !! Ore 13:00 si arriva sulla cima più alta del Lovcen e di questa parte del Montenegro (Durmitor a parte) dove un’erta scalinata conduce al mausoleo di una sorta di padre della patria montenegrino. L’Ingegnere non ha dubbi, voltando le spalle al mausoleo, si dirige verso il ristorante. Dopo una brevissima esitazione la truppa lo segue sollevata. Peppe si accoda. Accoglienza trionfale da parte di Vlad (amico fraterno del Capitano). Distribuzione di sciarpe con i colori sociali dell’ Associazione Calcio Roma e con stampato il nome di Peppe Pagano anziché quello di Francesco Totti. I Motociclisti esterrefatti, specie i numerosi supporter juventini, vengono dotati di sciarpa e coinvolti in cori da stadio e inno giallorosso (Roma, core de sta città …etc etc). Vedi incredibile e censurabile fotografia. Ancora sotto shock i nostri eroi sono costretti a sedersi a tavola ed affrontare una dose doppia di cibo locale. Un trionfo di salumi, formaggi, verdure, agnello al forno, carne grigliata e gli immancabili cevapcici. Non è possibile avanzare nulla per non offendere Vlad. Grazie alla preziosa collaborazione di tutti (ma di Stanga e di Nadejda Cicci su tutti) l’impresa è portata felicemente a termine. Mentre Nadejda conversa in russo con Vlad, Stanga, spossato dall’ultima frittella intinta nel miele, annuncia di essere costretto a riprendere la dieta. Ore 15:30 I reduci dall’abbuffata vengono issati sulle motociclette. Commovente il saluto di Vlad al Capitano con abbracci , mani sul cuore e promesse di pronto ritorno. Niente a che vedere con il commiato, freddino, dalla consorte di Cetinje. Molto belle, sia panoramicamente che motociclisticamente, le strade che dal Lovcen ci riconducono a Kotor. Valeria, prudenzialmente, continua a frequentare la moto del Peppe. Ore 17:00 arrivo a Kotor e ritorno alle rispettive stanze. Il tempo di una doccia e poi tutti in giro, alla spicciolata, per le strade della città veneziana. Bighellonando tra bar e negozi per turisti, qualcuno si fa tentare dagli acquisti (Nadejda, naturalmente) qualcun altro dichiara di essere salito fino alla rocca. La mancanza di testimonianze dirette rende poco credibile quest’ultima affermazione di Franca. Sia come sia, tutti si godono questo autentico gioiello montenegrino. Cena frugale perché sugli stomaci di tutti pesa ancora il ricordo di Vlad. Con il favore dell’oscurità e scavalcando una finestra dell’hotel, i più ardimentosi, guidati dal Capitano, accedono al camminamento sulle mura, altrimenti interdetto al pubblico. Vale un ultimo saluto alla bella Kotor.

Mercoledì 24 giugno
Ore 8:30 partenza laboriosa da Kotor, causa la contemporanea presenza di una nave da crociera che vomita a riva un numero di turisti chiaramente superiore a quanto tollerabile dalla recettività cittadina. Tagliate le consuete litanie dei Ciaccia. Il cielo non è così terso e limpido come nelle scorse giornate. Si procede per un tratto piuttosto lungo con il Capitano impegnato in sorpassi e controsorpassi con Robiro alle calcagna. Valeria continua a passare dal sedile passeggero di una moto all’altra a seconda delle circostanze (e sempre durante una sosta, mai al salto durante la marcia). Deviazione lungo un’improbabile stradina che consente il passaggio di una singola motocicletta (ma con buon fondo stradale) per arrivare sulle rive del lago di Scutari in prossimità di un grazioso locale, gestito da soci del Capitano, che lo accolgono come se non lo vedessero da anni anziché da due settimane. Viene presentato ai nostri eroi il cuoco, con ventre dalle dimensioni rassicuranti, specializzato nella preparazione degli spaghetti alla montenegrina, su ispirazione e ricetta dello stesso Peppe. Ore 11:30 Partenza per una gita in barca sul lago mentre il cuoco si rintana in cucina. La gita si rivela piacevole e rilassante circondati da aironi e ninfee. La mente dell’Ingegnere è però rivolta agli spaghetti in arrivo. Ore 12:45 Ritorno all’approdo e tutti a tavola. Per aprire gli stomaci più accidiosi vengono servite delle sarde d’acqua dolce grigliate accompagnate da una gustosa salsina. Stanga interrompe immediatamente la dieta. Arriva quindi il piatto forte consistente nei famosi spaghetti alla montenegrina che si rivelano ottimi, giustamente al dente, leggermente piccanti e in dosaggio montenegrino (circa 250 grammi a testa). Una ricetta con chiarissimi influssi siciliani. I nostri eroi si concedono una rassicurante pennichella sdraiati sul prato. Prima di crollare, Stanga trova il tempo di annunciare la ripresa della dieta. Ore 16:00 Partenza dopo i saluti di rito, ma il tempo si è fatto minaccioso. Superata Podgorica (capitale del Montenegro) senza fermarsi, i motociclisti sono costretti ad indossare le bardature da pioggia. Strada trafficata, pioggia a dirotto avviandosi verso la montagna. Il Capitano mostra qualche preoccupazione sulla tenuta della truppa. Ore 17:00 sosta per la visita al monastero di Moraca con annessa chiesa ortodossa ricca di antiche icone. La visita avviene con i nostri eroi grondanti acqua e completamente vestiti. Il custode pretende che, nel rispetto della sacralità del luogo, vengano almeno tolti i caschi. Secondo buona tradizione motociclistica vengono accesi dei ceri invocando la protezione del cielo sulla spedizione. All’arrivo a Bieljo Polie il cielo si è aperto. La località è montana, il freddo pungente e in giro si vedono solo mussulmani. Solo maschi naturalmente, le uniche femmine sono le receptionist dell’hotel. Mentre i Ciaccia concedono una replica fuori orario( pronto, pronto….cazzo porco), l’Ingegnere tenta l’aggancio alla graziosa dipendente dell’albergo, invitandola in camera per sistemare la connessione internet. Interrogato sull’esito dell’approccio, risponde evasivamente. Cena in hotel in un’atmosfera surreale. Sembra di essere in una località appenninica o pedemontana, fuori stagione con un freddo dell’ostrega con minareti al posto dei campanili e facce poco raccomandabili in giro. Due grossi lupi impagliati fanno bella mostra di se davanti alla porta del ristorante dell’hotel. Due loschi figuri tentano aggressivamente di far spostare le motociclette parcheggiate subito davanti all’albergo ma vengono respinti dal Capitano. Oculo comprende che per visitare il Montenegro occorre conoscere due formidabili parole d’ordine. Urlando “Mirko Vucinic” si genera entusiasmo seguito da abbondanti libagioni. In caso di difficoltà, divieti, o di fronte a personaggi che mostrano tendenze aggressive, basta dire con voce perentoria “security” e tutti si dileguano con la coda tra le gambe.

Giovedì 25 giugno
Con il sole ed una temperatura frizzante ma accettabile, tutto assume un altro aspetto, le difficoltà del giorno prima sono dimenticate e persino Bieljo Polie rivela alcune attrattive (poche). I Ciaccia ricominciano a cinguettare come uccelletti a primavera (pronto, pronto…cazzo porco). Ore 9:00 partenza con destinazione il mitico altopiano del Durmitor, cima coppi del tour motociclistico con strade che superano i 2000 metri sul livello del mare. La strada di avvicinamento è molto piacevole dal punto di vista motociclistico con buon fondo stradale e poco traffico. Su questo terreno Stanga si scatena e il Capitano fatica a trattenerne l’esuberanza. Ore 10:00 sosta nei pressi di un profondo canyon sul cui fondo scorre un fiume. Si avvicina una gentile signorina che afferma di intrattenere rapporti sentimentali con il Capitano. Lui, al solito, non conferma e non smentisce. La giovane propone inopinatamente agli increduli motociclisti di lanciarsi nel vuoto, attraverso il canyon, attaccati ad un cavo d’acciaio. Nadejda accetta entusiasta, Mario, pur non comprendendo il significato di tale performance, è costretto ad accodarsi per non sfigurare. I Robiri, sitibondi di emozioni, si accodano anch’essi, così come Franca e Gabriella. Gli altri, incerti sul proprio peso e sulla tenuta del cavo, preferiscono fotografare. Il ripensamento di Mario, al momento del lancio nel vuoto, appare tardivo ed il suo grido si perde nell’aere. Alle ore 11.15 se Dio vuole, è tutto finito ed i nostri eroi possono ripartire. L’altopiano è brullo, aspro ma affascinante (vedi fotografia). La strada, d’alta montagna, pressoché deserta, con un fondo stradale discutibile, sembra sia conosciuta dal nostro Capitano e da pochi altri turisti acculturati. Le curve e i tornanti si contano a centinaia. Ore 13.30 Sosta per pranzo in un punto di ristoro sui generis. Quello che sembra un alveare è in realtà una sorta di motel e le cellette delle api sono stanzette destinate ai turisti dispersi da queste parti. Il ristorante è caratterizzato da un forte afrore di pecora. Le birre sono tenute in fresco in una rudimentale ghiacciaia ricavata da una vecchia mangiatoia. Il Capitano comunque sembra di casa anche qui, pur non intrattenendo rapporti sentimentali con i gestori. Viene servito pecorino, una sorta di prosciutto salatissimo e tagliato spesso e i soliti immarcescibili cevapcici. Stanga, pur incerto, alla fine decide di sospendere momentaneamente la dieta. Il caffè che conclude il pasto entra a buon diritto nella top five dei peggiori caffè mai bevuti dai nostri eroi. Ore 15:00 si riparte, si scende, la strada si allarga e scivola verso Podgorica con un manto stradale sempre migliore. Mario può finalmente scatenare tutti (?) i cavalli del suo quattro cilindri. Le strade del Durmitor non sono state l’ideale per l’Enterprise e solo la grande perizia motociclistica del suo conducente le ha permesso di tenere il passo dei più agili motocicli dei compagni d’avventura (e spesso sopravanzarli). Purtroppo l’avventura ha lasciato il segno. Peppe si accorge che l’Enterprise perde olio dal cardano. Telefonata internazionale con i meccanici bmw. Si decide di proseguire (anche perché l’unica alternativa appare quella di abbandonare gli Oculi nel Durmitor) tenendo monitorata la situazione. Breve sosta presso una zia montenegrina del Capitano, il quale si impadronisce del bar e provvede a preparare personalmente i caffè espresso necessari alla compagnia. Ore 17:30 arrivo alla meta: un moderno hotel alla periferia di Podgorica. I protagonisti della nostra avventura si concedono un breve riposo. La giornata si è rivelata emozionante e stancante ma il morale di tutti è alle stelle (tranne quello di Mario, preoccupato per la situazione del cardano dell’Enterprise). Basta una frugale cena in hotel per rinvigorire le energie di tutti. A bordo di due taxi si decide di fare una passeggiata serale nella capitale del Montenegro. Imbarazzo generale quando il taxista, al termine di una corsa non breve, mostra il tassametro con l’ammontare del dovuto: 1 euro. Si decide di lasciare una congrua mancia e si consegna una sonante moneta da 2 euro. Il confronto con la spesa relativa al pulmino che ha condotto la comitiva a Hergeg Novi la prima sera (60 euro) esemplifica la differenza tra la costa turisticizzata del Montenegro ed il resto del paese. Podgorica (ex Titograd) è come tutte le città con un passato comunista: un pianto. Nulla da vedere se non la gioventù locale che si dedica a trascorrere la sera bighellonando. I più golosi (Ennio e Robiro) si concedono un inqualificabile gelato. Ritorno in albergo per la notte. Qualcuno, stanco di curve e considerati i costi, medita di farsi portare in Bosnia in taxi.

Venerdì 26 giugno
Tappa di trasferimento, oggi si abbandonerà il Montenegro. Partenza senza fretta. L’Enterprise non mostra ulteriori perdite d’olio. Le strade intorno a Podgorica sono trafficate (per gli standard montenegrini) ma si procede con calma e prudenza. Ore 12:30 sosta per uno spuntino in riva ad un laghetto non identificato. La scelta è tra cevapcici e insalata, panini con cevapcici e cevapcici e formaggio. Si opta per i cevapcici. Accesa discussione storico-politica durante il pasto. Il Capitano rivela le sue idee neo-borboniche. Il tentativo di far passare il disgraziatissimo regno di Francesco II per una sorta di paese di Bengodi, rovinato dalla rapacità piemontese, offende il buon senso e l’intelligenza dei presenti. Trattasi di un’operazione apertamente consolatoria volta a giustificare lo stato attuale delle regioni che formavano il mai compianto Regno delle Due Sicilie. Il Buon senso prevale e si cambia argomento prima che si accendano gli animi. Incontro con due strani motociclisti che indossano uniformi e insegne della polizia ma anche improbabili bandane e aggressivi tatuaggi. In realtà si rivelano molto cordiali. La solidarietà tra motociclisti travalica qualunque confine. Ore 14:00 si riparte non senza molte raccomandazioni di Peppe sull’attraversamento della frontiera tra Montenegro e Bosnia. Trattasi di un confine tradizionalmente sensibile. Tutti sembrano aver capito. Sembrano, perché i Ciaccia pensano bene di mostrare un certificato assicurativo scaduto da mesi. Niente di grave, ma per impedire che i frontalieri bosniaci si sentano presi per i fondelli e gli incauti trevisani vengano trattenuti, ci vuole tutta la diplomazia del Capitano. Quando finalmente si è pronti a ripartire, ci si accorge che una proditoria vite autofilettante (vedi fotografia) ha bucato la gomma posteriore del motociclo di Robiro. Brevissimo momento di panico, perché il Capitano estrae dalla sua magica moto tutto il necessario per la riparazione. Mastice, cuneo, taglierino e persino un compressorino portatile che suscita l’invidia di tutti. Dieci minuti e il problema è risolto grazie alla manualità del mai abbastanza benedetto nostro Duce. Viaggiare con Motoexplora è come viaggiare in braccio alla mamma. Faticosamente ripartiti i nostri eroi si lanciano sulle strade della Bosnia con meta la città di Mostar. Ore 15:00 improvvisamente, dopo una curva della strada che corre lungo il fiume, il Capitano accosta accanto ad un gruppo di automobili che, a giudicare dal tipo e dallo stato di conservazione, sembrano appartenere ad una tribù nomade. I presunti nomadi sono accampati nel bosco, accanto al fiume e intorno ad un fuoco. I motociclisti sono timorosi e titubanti. Improvvisamente, dal gruppo di uomini (tutti maschi) intorno al fuoco, si alza un gigante seminudo che si rivela essere nientemeno che Antonio Jovic, grande e fraterno amico di Peppe. Baci e abbracci tra i due che si estendono presto a tutti gli accompagnatori, tanto di Antonio che di Peppe. L’offerta dei pani e dei pesci appena pescati è sincera e non rituale. I motociclisti si schermiscono confessando di aver appena mangiato. Riescono in tal modo ad evitare i granchietti crudi che Antonio pesca a mani nude. Grande famigliarità tra i due gruppi ed in special modo tra il gigantesco Antonio Jovic e l’Ingegnere, unico in grado di reggere il confronto di panza. L’ambiente è piacevolissimo ma si deve ripartire. Ore 16:00 arrivo a Mostar e sistemazione in hotel. Hotel molto carino e confortevole a pochi passi dalla città vecchia. La receptionist dichiara di non intrattenere rapporti sentimentali o di parentela con il Capitano. Comunque sia parla perfettamente l’italiano ed è molto gentile. A questo punto accade l’inevitabile: la compagnia si divide. Il gruppo dei credenti, o comunque dei possibilisti, capitanato dall’Ingegnere e composto anche dagli Stanga e dai Robiri, prenota un servizio taxi con pulmino e parte per Medjugore, che dista circa 25 Km da Mostar. Il gruppo degli scettici, disinteressati e miscredenti, capitanato dal nostro Duce e composto anche dai Ciaccia e dagli Oculi, preferisce la passeggiata per la città vecchia. Non entriamo nel merito di quanto ciascuno abbia ricavato dalla salita al monte dell’illuminazione, anche perché l’umile estensore di questa cronaca non prova il benché minimo interesse per tali luoghi ed è rimasto a Mostar. Registriamo solamente che al ritorno dalla spedizione nessuno ha parlato di visioni, sole pulsante o altre amenità. L’Ingegnere, di cui viene ricordato lo scatto felino e la corsa leggera con cui ha scalato il monte dell’illuminazione (e questo, a ben vedere, è quanto di più vicino ad un miracolo sia dato registrare), ha lamentato l’impossibilità di trovare, tra le tante statue di Maria in vendita a Medjugore, una adatta, per posizione del busto e delle gambe, ad essere legata sul sellino posteriore della sua motocicletta. Tutti hanno notato lo sfrenato e sfrontato mercato approntato per lo sfruttamento dei pellegrini, ai piedi del monte. Le due anime della spedizione si riuniscono in serata a Mostar, città che da sola vale il viaggio nei Balcani. E’ costruita in pietra e arroccata intorno al fiume, abbracciata al suo antico e famoso ponte, crollato ed ora ricostruito, e la sua atmosfera, specie con le luci della sera, è veramente magica. La cena nel più bel ristorante di Mostar, all’aperto e sotto il ponte, è destinata a rimanere, insieme con la successiva passeggiata notturna, uno dei ricordi più vividi dell’intera spedizione. Il miglior tavolo del locale è naturalmente sempre a disposizione del Capitano e mentre i giovanotti locali, per pochi euro, si tuffano dal ponte nel fiume sottostante, Stanga si trova costretto ad una nuova, momentanea, interruzione della dieta. Con il calare delle tenebre ancora più minacciosa si fa la collina con la grande croce che sovrasta la città e da cui i cannoni croati hanno distrutto il ponte.

Sabato 27 giugno
Dopo una piacevole colazione in un ambiente simpatico (l’albergo di Mostar risulterà nettamente il migliore dell’intero itinerario) i nostri eroi ripartono attraverso la Bosnia alla volta della capitale Sarajevo. Buona l’andatura e buone le strade. S’incontrano poliziotti bosniaci dotati di tele laser per il controllo della velocità, il Capitano li saluta e loro, per rispondere, sparano il tele laser alle stelle. Ore 10:30 sosta per un caffè. Franca s’informa sul nome del lago che costeggia la strada e che è talmente lungo da sembrare un fiume. Appare perplessa alla notizia che appunto di un fiume si tratta e non di un lago. L’Ingegnere ha ormai piena padronanza delle lingue slave e s’intrattiene in conversazione con il cameriere. Ore 11:30 arrivo a Sarajevo, hotel delle terme. Da questo hotel il 28 giugno di 101 anni or sono, usciva di prima mattina l’arciduca Francesco Ferdinando per recarsi ad una parata militare e per un successivo giro in città. L’odore sulfureo delle acque termali è piuttosto fastidioso. Sistemate le moto ci si reca in centro con due taxi. Più esattamente alla piazza del mercato, teatro di una famosa carneficina durante l’assedio serbo durato dal 1992 al 1995. Come a Mostar, qualche caseggiato mostra ancora i segni della guerra. La parte araba della città è piuttosto caratteristica ma assediata dai negozietti di paccottiglie. Il resto è una pena. Sarajevo è città di grandi e tristi testimonianze storiche, ma nel complesso delude un po’ tutti. Niente a che vedere con il fascino di Mostar. L’angolo dell’attentato (101 anni domani) che cambiò la storia d’Europa e del mondo, è assolutamente anonimo. La passeggiata stuzzica l’appetito e si decide per un pasto italiano, basta cevapcici. Sciagurata decisione. I nostri eroi pranzano a due passi dalla cattedrale, all’aperto e con le televisioni che trasmettono in diretta l’impresa di Valentino Rossi, ma pizza e pastasciutta sono di livello balcanico, cioè immangiabili. Si rimpiangono i cevapcici. Nel pomeriggio visita alla cattedrale e quindi al museo che ricorda l’eccidio di Srebrenica. Una testimonianza dura da digerire fatta di fotografie e filmati, come dura da digerire, per noi occidentali, è la complicità dei caschi blu olandesi. Nonostante Peppe non ami i tedeschi, occorre ricordare come i caschi blu tedeschi si opposero con le armi agli uomini di Radko Mladic che volevano fare a Tulsa la stessa cosa fatta a Srebrenica, Così come si deve ricordare sempre che la storia la scrivono i vincitori e quindi non i Serbi. Ore 16:00 il Capitano appare stanco e torna in hotel con l’Ingegnere (almeno così dicono), il resto della truppa rimane a bighellonare per la città araba. Sia la noia, sia la curiosità, la truppa alla fine si ritrova in un Narghilè Bar dove alcuni consumano improbabili cocktails mentre Mario e Franca (con l’aiuto di Cicci) fumano roba afgana. (vedi fotografia). La voce di Franca diviene ancora più acuta ed Ennio è costretto ad intervenire con un paio di potenti “cazzo porco”. Il tutto avviene sotto gli occhi concupiscenti di una vecchia meretrice bosniaca, sicuramente già del mestiere durante la guerra. Con molte difficoltà si riguadagna l’hotel. Ore 20:00 cena a buffet L’atmosfera s’intristisce per colpa delle previsioni atmosferiche che preannunciano acqua per domani. Tutti si ritirano presto nei rispettivi alloggiamenti.

Domenica 28 giugno
Nel giorno del 101° anniversario dell’attentato, Sarajevo si sveglia sotto una pioggia battente e, con essa, anche i nostri motociclisti. L’umore è comunque alto. Ore 9:00 partenza bardati come palombari. I Ciaccia sono troppo impegnati con le tute da pioggia per pensare alle connessioni auricolari. All’inizio la strada è trafficata e poco attrattiva, poi la situazione migliora nettamente, sia dal punto di vista meteorologico che stradale. Curvoni e controcurvoni permettono ai nostri eroi di sfoderare tutte le loro doti motociclistiche. Il Capitano è sorpreso dal netto miglioramento di tali doti nel corso degli ultimi otto giorni. Ore 13:00 sosta per pranzo. Il Capitano è a casa sua. Non è chiarissimo se ad intrattenere rapporti sentimentali con lui sia la madre o la figlia. Nel caso si tratti della figlia, complimenti vivissimi da parte di tutta la compagnia (almeno di tutta la componente maschile). Peppe apparecchia personalmente la tavola e ordina per tutti. Stanga dopo breve incertezza, interrompe la dieta. Dopo il tragico intervallo della pastasciutta di Sarajevo, si torna felicemente ai cevapcici (con tutto il solito contorno). Particolarmente apprezzate le patatine fritte. Ore 14:30 si riparte. Il tempo si è ormai ristabilito e comincia a far caldo. Si attraversa il confine e si torna in Croazia. I Ciaccia questa volta non frappongono ostacoli e tutto fila liscio. Ore 16.00 arrivo a Spalato sotto il sole. I nostri eroi si mettono in fila all’imbarco con abbondante anticipo. Ore 17:00 le motociclette, quelle dei nostri eroi e tantissime altre (almeno una cinquantina) vengono fatte avvicinare al traghetto della Blu Navy. Nonostante i motociclisti siano in attesa da ore vengono caricate prima autovetture ed autoarticolati. Ore 17:30 serpeggia nervosismo tra i bikers. Il Capitano suona la sua tromba in segno di protesta. Le signore passeggere salgono sul traghetto a piedi. Rimangono in banchina tutti i maschi, sempre più arrabbiati. Il personale croato non fa nulla per calmare gli animi. Ore 18:30 L’addetto croato agli imbarchi chiede ai motociclisti di arretrare per far passare un furgone. I Motociclisti si rifiutano. Ore 19:00 scoppia la rivolta dei bikers, capitanati da Oculo, che cercano di forzare il blocco. Tutte le cinquanta motociclette suonano il clacson contemporaneamente. Un croato più pirla degli altri si para davanti alla motocicletta di Mario, che impenna e rischia di travolgerlo. Il frastuono è assordante, il Capitano invita alla calma. Ore 19.15 la situazione diventa insostenibile e i motociclisti vengono fatti imbarcare. Tutto molto divertente. Le cabine sono loculi con due letti a castello. I Robiri non trovano di loro gradimento la vista dall’oblò e si fanno cambiare cabina. Peppe ringrazia il cielo di essere giunto quasi al termine della sua missione. Ore 20:30 tutti al self-service che si rivela invece poco frequentato e confortevole. Buona la qualità dei cibi. Spaghetti di qualità nettamente superiore a quelli di Sarajevo. Dopo cena tutti al fruit-bar della nave. Frullati di frutta per tutti e passeggiata sul ponte, dove si trova anche un cocktail bar con musica. La nave è salpata dalporto di Spalato e dirige verso l’Italia. Tutti in cabina tranne l’Ingegnere che rimane al bar in cerca di un’ultima avventura.

Lunedì 29 giugno
Sveglia di buon ora mentre la nave attracca al porto di Ancona. Operazioni di sbarco che avvengono rapidamente e con grande efficienza. I nostri eroi toccano nuovamente il patrio suolo. La motocicletta dell’Ingegnere viene subito urtata da un altro biker e cade a terra senza danno. Qualche sommessa imprecazione e si parte alla volta di un bar di cui il Capitano è cliente abituale. Cappuccino e cornetti per tutti, Stanga interrompe un’ultima volta la dieta. L’intera comitiva poi, capitanata un’ultima volta dal suo Duce si reca presso il concessionario BMW motorrad di Ancona. L’Enterprise, nonostante la continua perdita d’olio, ha bravamente portato gli Oculi sino ad Ancona, percorrendo migliaia di chilometri. Mancano però ancora 400 km di autostrada, occorre un parere tecnico. Il meccanico, amico fraterno del Peppe (naturalmente), è rapido e gentilissimo. Viene sostituito un paraolio che funge anche da guarnizione. Costo dell’intervento (40 euro, manodopera e pezzo di ricambio compresi) tale da far arrossire il concessionario BMW di Cremona. Preso dall’entusiasmo Mario compra anche un paio di guanti. I nostri eroi rimangono folgorati dalle nuove GS e GS adventure in esposizione presso il salone. Robiro e Mario, su consiglio del Peppe, che ha ormai dismesso i panni del Duce, promettono un cambio di mezzo. Ore 10:00 qui, sul piazzale del concessionario BMW di Ancona, termina l’avventura, si saluta il Capitano, lo si ringrazia e si promette un ritrovo del gruppo in autunno. Un ultimo urrà per Motoexplora, poi ognuno va per la sua strada.

Mario Pasino

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