a cura di Silvia Gambin
“Le persone giudicano sempre gli altri avendo come modello i propri limiti, e a volte l’opinione della comunità è piena di preconcetti e timori”… (Paulo Coelho)
La nostra avventura ha inizio in una mattina di fine luglio con il ritrovo nella città del Santo, Padova e vede riunirsi ben 23 moto e 36 partecipanti.
Rincontriamo con piacere amici con i quali abbiamo condiviso altri viaggi e l’immancabile “condottiero” Peppe.
Tra le moto salta all’occhio un fiocco bianco appeso in un bauletto, sinonimo di matrimonio, ed è così che conosciamo Vito e Laura, ”…perchè Motoexplora non organizza viaggi… ma anche viaggi di nozze!”
Il sole, l’entusiasmo e la voglia di esplorare nuovi paesaggi ci fa saltare in sella ai nostri bolidi alla volta della Slovenia.
Prima sosta ad Idrija, località nota per le miniere da cui veniva estratto il mercurio e dove ora questa attività è ricordata in un museo.
Dopo aver parcheggiato le moto nel cortile dell’antico castello di Gewerkenegg (che oggi ospita il museo) forse, per la prima volta, ci accorgiamo che il gruppo messo insieme da Peppe è una vera e propria “carovana” destinata a perlustrare e “invadere” cinque paesi dell’est Europa.
La nostra guida ci illustra la vita del paese e dei minatori nel corso dei secoli e percorrendo le varie sale del museo arriviamo a quelle dedicate ad un altro fiore all’occhiello di Idrija: i merletti.
L’attività di tessitura al tombolo risale alla seconda metà del 1600 e fa diventare Idrija uno dei paesi più famosi al mondo per questa manifattura artigianale.
Tra pizzi e merletti ci accorgiamo che è ora di pranzo, e come una scolaresca indisciplinata in gita ci dirigiamo alla pizzeria del paese.
In questo momento conviviale come non ricordare i nostri compagni in viaggio di nozze? Il nostro brusio è interrotto dalla voce di Peppe che incita ad un “viva gli sposi “ e… scatta il brindisi!
In serata arriviamo a Lubiana, la capitale della Slovenia ci accoglie in un’atmosfera vivace e frizzante.
Dopo una passeggiata lungo le rive del fiume Ljubljanica che attraversa la città, mentre chiacchieriamo al ristorante assaporando le pietanze locali, compare alle nostre spalle un ragazzo con aria alquanto spaventata e smarrita.
Il giovane continuando a tenersi un braccio insanguinato pronuncia qualcosa a noi incomprensibile e si avvia verso il ristorante vicino, tra lo sgomento di tutti compresi i camerieri che lo accolgono per soccorrerlo.
Con l’arrivo dell’ambulanza ci rendiamo conto che non è uno scherzo di addio al celibato o di laurea, il ragazzo aveva subito veramente una lesione da arma da taglio.
L’indomani mattina Davidone (componente del nostro gruppo) ci racconta che a lui e Marcone sono stati controllati i documenti dalla polizia per accertare un loro presunto coinvolgimento nell’episodio dell’accoltellamento. Secondo lui la colpa del controllo era del compare che indossava un capellino, sebbene fosse buio, che lo faceva sembrare un tipo dall’aria sospetta!
Ricordo di aver pensato che se: ”il buongiorno si vede dal mattino“ questo viaggio non sarebbe stato di certo noioso!
Lasciamo la Slovenia per sconfinare in Ungheria. La nostra sosta è a Keszthelyi (nei pressi del lago Balaton) al bellissimo castello di Festetics ,che ci accoglie con un cielo azzurro, prati verdi e fiori colorati.
Il castello, in stile neorococcò, vanta una biblioteca con più di centomila volumi, alcuni di estrema rarità, e la guida ci spiega che è consentita la consultazione di tale patrimonio agli studiosi che ne fanno richiesta.
Riempiti gli occhi da tanta bellezza, ritorniamo alle nostre moto (dopo l’immancabile foto striscione) dando una sbirciatina alle scuderie dove risiede una mostra di carrozze di ogni tipo.
L’arrivo a Budapest, la capitale dell’Ungheria, è spettacolare.
La porta che ci fa accedere alla città è il Ponte delle Catene, maestosa costruzione sul fiume Danubio che ha diviso le città di Buda e Pest unite ufficialmente nel 1873 per dar vita a Budapest.
Il tempo di una doccia veloce e subito ci immergiamo nell’atmosfera romantica di questa città che non ci risparmia un tramonto mozzafiato sul secondo fiume più lungo d’ Europa.
La passeggiata dopo cena sul ponte è davvero rilassante e l’atmosfera di Budapest incanta con i suoi palazzi illuminati che trasferiscono un luccichio da fiaba nelle acque del Danubio.
Lasciamo a malincuore Budapest il giorno successivo, sapendo che ancora molto c’è da scoprire di questa stupenda città e dandole appuntamento magari per un intero week-end.
Durante il percorso che ci porterà in Romania attraversiamo campagne coltivate con attenzione e ordine, e incontriamo nidi di cicogne sui tralicci dell’alta tensione, paeselli composti da case modeste ma ben tenute che ci conducono alla prima località rumena che visiteremo: Oradea.
Ci addentriamo per il centro di questa incantevole cittadina dove i palazzi hanno le facciate color pastello e l’architettura art nouveau è frutto di una ricostruzione dopo l’incendio che nel 1835 distrusse tutto.
Gustiamo dei dolcetti deliziosi appena sfornati, che la pasticcera con fare sbrigativo ci fa scegliere dalla vetrina posta lungo la passeggiata del centro.
Torniamo alle moto quando il cielo rumeno è tutt’altro che ospitale e ci presenta nuvole nere minacciose che di lì a poco non smentiscono le loro intenzioni, costringendoci ad indossare un altro indumento protettivo, questa volta dalla pioggia.
L’acqua dal cielo non è stata certo una sorpresa, sorprendente invece è stato imbatterci in un tratto di strada… completamente allagata!
Di certo il nostro tour leader Peppe non si ferma davanti a nuove avventure e il nostro “condottiero” tasta il terreno (o meglio il fiume) e apre la strada al resto della carovana.
I motociclisti temerari per natura non si fanno intimidire da un po’ d’acqua e guadano il fiume con aria fiera e divertita, … neanche fossero al parco divertimenti!
Ve lo dicevo… i presupposti c’erano per un viaggio tutt’altro che monotono.
La sera arriviamo a Clui-Napoca che ci ospiterà per la notte.
L’indomani una nuova sferzata di energia che ci dà il sole ci fa affrontare un altro imprevisto, un tratto di strada sterrato ci fa scegliere un percorso alternativo, con il dispiacere di alcuni componenti del gruppo, per raggiungere il monastero che dobbiamo visitare.
Il monastero ortodosso di Moldovita fu costruito nel 1532 e conserva ad oggi immagini affrescate che narrano la Bibbia e la vita dei santi. La madre superiora del monastero ci accompagna raccontandoci in modo appassionato e a volte quasi in estasi le immagini affrescate alle pareti facendoci ragionare su ciò che stiamo osservando… non sapendo che dopo un po’ di caldo e km il nostro cervello ha messo la modalità stand-by!
Lasciata la nostra loquace guida ci aspetta la visita di un altro monastero. Lungo il tragitto troviamo carretti trainati da cavalli (mezzo di locomozione in uso frequentemente in Romania) e autoarticolati carichi di tronchi d’albero raccolti in questa zona boschiva e pronti per essere consegnati per la lavorazione. Dopo qualche km e qualche curva arriviamo così a Sucevita.
Forse più ben conservato rispetto all’altro, questo monastero è circondato da recinzioni e torri difensive, un prato ben curato e fiori colorati lo rendono armonioso alla vista di chi lo ammira.
Tutto qui profuma di spiritualità…profumo si …un buon odorino arriva dal refettorio del convento, ci fa destare dai nostri pensieri più mistici e ci riconduce a quelli terreni… è quasi ora di cena!
Distese di campi di girasoli accompagnano il nostro tragitto fino a Suceava.
Il mattino ci sveglia con un bel sole che ci accompagna fino al Monastero di Voronet, famoso per l’affresco del Giudizio Universale, che gli ha conferito il titolo di cappella Sistina d’Oriente.
La giornata limpida rende la tonalità del caratteristico azzurro ancora più intenso, si pensi che la costruzione risale al 1488 per ricordare la vittoria sui Turchi, e ad oggi è ancora un mistero questa tonalità di colore tanto da non riuscire a riprodurla.
Dopo la pausa pranzo a base di mititei (salsicce speziate) il nostro condottiero Peppe ci guida alla scoperta di un bel panorama, dove il verde brillante degli alberi e dei prati si alterna al blu dei laghi per arrivare fino al punto in cui la roccia ha fatto spazio lasciando un varco percorribile: le Gole di Bicaz.
Raggiungiamo la nostra meta per la sera. Sighisoara cittadina medievale ci accoglie con le sue piazzette e vicoli, con l’antica Torre dell’Orologio e la casa dove il famoso principe Dracul Vlad visse in esilio.
L’atmosfera della sera rende il centro storico ancor più pittoresco, e dopo cena ci godiamo questa bellezza, Patrimonio dell’Unesco.
Il nostro viaggio prosegue alla volta di Brazov dove passeggiamo nella piazza assolata attorniata da bei palazzi color pastello, bancarelle, negozi e artisti di strada. Dal punto di vista culturale la Romania deve molto a questa città che vide la nascita del primo giornale in lingua rumena e del primo istituto superiore.
È un gran peccato non approfondire di più la conoscenza di questo luogo, ma il nostro viaggio è lungo e dobbiamo raggiungere il Castello di Bran, ovvero il Castello di Dracula.
Parcheggiare 23 moto a volte è impresa titanica e se si aggiunge una location con grande impatto turistico in piena estate, l’impresa diventa davvero impossibile!
Così, convinto un parcheggiatore alle prime armi che le moto avrebbero dato lustro al piccolo parco recintato da aiuole, parcheggiamo tra gli insulti di un automobilista rimasto intrappolato in questo “fiume di due ruote”.
Il castello di Bran troneggia dalla collina e prima di raggiungerlo passiamo davanti ad un nutrito sciame di bancarelle dove sono esposti tutti i gadget possibili ed immaginabili.
Sarà l’affollamento eccessivo di turisti ma l’atmosfera che mi immaginavo era tutt’altra. Forse anche Bram Stocker nel 1897 pubblicò il libro su Dracula immaginando questo castello, non lo avrebbe di certo riconosciuto oggi.
Proseguiamo alla volta di Sibiu la città è invasa nelle piazze e nei vicoli dalla gente che passeggia chiacchiera e mangia nei tanti ristoranti.
Da un palco una conduttrice presenta i suoi ospiti tra gli applausi del pubblico, ed in un’altra piazza è stato allestito un campo da beach-volley dove è in corso un torneo.
Il centro è davvero affollato e trovare un ristorante è quasi impossibile, per questo il gruppo si divide tra i vari localini per riuscire a cenare.
Il nuovo giorno segna una tappa importante del nostro viaggio, dobbiamo percorrere la famosa Trasfagarasan.
Iniziamo la nostra salita sui Carpazi lungo questa strada lunga 152 km e costruita per volere di Nicolae Ceausescu tra il 1970 e il 1974. Le curve dolci ci portano fino al lago glaciale Balea.
Sostiamo vicino al lago per immortalare la nostra “scalata” e per acquistare i viveri per il nostro pic-nic di metà giornata.
Riscendendo, dopo la pausa pranzo che ci ha visto impegnati in un vero pic-nic on the road, cercando un po’ di ombra e refrigerio sotto gli alberi vicino ad un corso d’acqua, raggiungiamo la fortezza Poenari.
Il castello si trova in cima ad una rocca raggiungibile da una scalinata composta da 1480 gradini che farebbero scoraggiare chiunque dopo pranzo e con una temperatura superiore ai 30 gradi!
Otto dei nostri temerari motociclisti non si spaventano e armati di comodi stivaletti da moto e praticissimi pantaloni anti-traspiranti percorrono la scalinata quasi fosse una seduta cardio-fitness!
Avendo partecipato io stessa alla “spedizione”, vi posso assicurare che è valsa la pena versare ogni singola goccia di sudore per arrivare alle rovine del castello di Vlad III di Valacchia ed ammirare il panorama da lassù.
Sarà il senso della conquista, ma per me è stato molto più emozionante vedere i ruderi della fortezza di Dracula ed ascoltare il silenzio di quel posto vicino al cielo, rispetto al “confezionato per turisti” castello di Bran.
Raggiunto il resto del gruppo e tonificati nel corpo e nell’anima riprendiamo il nostro percorso che ci porterà alla capitale Bucarest.
Alla metà del viaggio cominciamo a sentire nostalgia di un piatto di pasta e così cerchiamo e troviamo un ristorante gestito da un siciliano dove lavora uno chef che ha imparato l’arte culinaria in Italia e l’ha portata in Romania, e devo dire con buoni risultati.
Durante la passeggiata dopo cena Bucarest ci sorprende con locali affollati e musica vivace a testimonianza di una serata estiva in città.
Tra chi gironzola fotografando e chi occhieggia le bellezze locali, ci godiamo la deliziosa atmosfera della capitale rumena.
La nuova giornata è una tappa fondamentale del nostro viaggio: l’arrivo al Mar Nero.
Durante il percorso troviamo un grande parcheggio ed un chiosco dove ci abbuffiamo di angurie e meloni. Come ricordo della nostra visita i titolari hanno partecipato alla nostra foto striscione.
Percorriamo il ponte sul Danubio che ci conduce in Bulgaria, e dopo l’immancabile rito della foto striscione, come ben arrivati nel nuovo Stato da visitare, ci dirigiamo verso Varna la località del Mar Nero che ci ospiterà per la notte.
La temperatura oggi è molto alta, e percorriamo km e km con il miraggio di trovare un autogrill dove ristorarci. Il miraggio rimane tale poiché arriviamo a Varna nel primo pomeriggio affaticati ed assetati. Il benvenuto da parte dell’hotel è stato quantomai azzeccato, una bibita fresca ci attende nella hall al nostro arrivo.
Finalmente un po’ di relax!
Così, dopo esserci infilati il costume, ci avviamo verso la spiaggia per un bagno ristoratore nel Mar Nero. Peccato che appena usciti dall’acqua siamo invasi da minuscole zanzare che hanno cominciato a pungerci ovunque, facendoci letteralmente scappare dalla spiaggia.
La passeggiata del centro è affollata da turisti che girano per i negozi e bancarelle ed attendono l’ora di cena sorseggiando un aperitivo. Il clima che si respira è tipico di una località di mare durante una serata estiva, e come non finire in bellezza con una bella cena in riva al mare? Ritroviamo quasi tutto il gruppo su una bella terrazza dove ceniamo gustando il cibo, il buon vino e la brezza marina.
La partenza da Varna al mattino è un po’ movimentata. Un piccolo incidente accaduto durante la partenza ad un componente del gruppo crea un po’ di nervosismo, così durante la prima sosta benzina Peppe decide “democraticamente” la proclamazione del rito antisfiga, doveroso visto l’inizio di giornata.
Rassicurati dal nostro rito magico arriviamo a Madara per ammirare il Cavaliere, un bassorilievo scolpito nel 710 circa, oggi patrimonio dell’Unesco.
Proseguiamo il nostro viaggio decidendo di fermarci per pranzo in una cittadina dall’aria anonima, ed in quel momento affollata. Difatti ricordo di aver pensato perché cavolo ci stavamo fermando in quel posto dove non era neppure possibile parcheggiare le moto?!
Galeotto fu il parcheggio negatoci da un poliziotto, che molto cordialmente ha spiegato a Peppe che non era possibile parcheggiare le moto nel piazzale antistante al Municipio e che dovevamo andare nel parcheggio dopo la piazza.
Spenti i nostri bolidi nel park indicato, gironzoliamo per il centro in cerca di qualcosa da mangiare, inconsapevoli dell’incidente diplomatico che si sta creando all’interno del Municipio.
Arrivati in piazza per il ritrovo Peppe ci dice che il vice sindaco lo ha pregato di parcheggiare le moto davanti al Municipio poiché avrebbe passato dei guai se si veniva a sapere che non era stato ospitale con uno dei “più grandi tour operator d’Europa”!
Morale: foto davanti al Municipio con moto schierate, tutti gli impiegati fuori dalle finestre, scambio di doni tra Peppe e vice sindaco … mancava solo Pippo Baudo che presentava e poi eravamo al completo!
Salvata la vita al vice sindaco di Omulgat, ripartiamo salutando a destra e sinistra con i vigili urbani che fermano il traffico per farci passare.
Durante il tragitto mi è sembrato quasi di vedere la moto di Peppe sollevarsi da terra: ”Motoexplora non organizza viaggi ma… realizza sogni!”
Arrivati nei pressi di Buzludzha, percorriamo una strada dissestata che ha messo a dura prova i nervi, e la moto, di qualche componente del gruppo per raggiungere la vetta dove si trova il maestoso monumento.
Quasi arrivati incontriamo dei cavalli che galoppano attraversando la strada senza badare ai loro simili a motore che stanno arrivando, facendo prendere non poco spavento a chi pensava che prima o poi ci sarebbe stato un incontro ravvicinato!
Il panorama dalla sommità del monte è davvero spettacolare e la costruzione a dir poco impressionante .
Inaugurato nel 1981 con un’altezza di 70 mt. “la Casa del Partito Comunista” fu costruita per il novantesimo anniversario del congresso. La stella rossa posta sopra la struttura è ora conservata al museo di Sofia ed è tre volte più grande di quella del Kremlino.
Dal 1991 è proprietà dello Stato bulgaro e da allora in visibile stato d’abbandono, ed è un vero peccato perché questa location è davvero fantastica e la struttura che sembra un enorme disco volante approdato sulla terra è ora lasciata in balia dei segni del tempo.
Riprendiamo il nostro viaggio certi di aver visto un posto davvero originale e per nulla turistico (anche se lo potrebbe diventare) e ci dirigiamo verso Plovdiv.
Arriviamo al nostro hotel con la consapevolezza di essere stati fortunati a scampare ad un bel acquazzone e ad essercela cavata con poche gocce. Visto che il tempo non accenna a migliorare questa sera ceniamo in hotel.
Il buongiorno ci viene dato da un bel sole che riscalda gli animi. Peppe decide di ritardare la partenza del programma di oggi affinché potessimo godere delle bellezze di Plovdiv, e così facciamo con una bella passeggiata in centro. Antica capitale della Tracia ora è la seconda città dopo Sofia. Il centro storico molto ben conservato dove si trova il teatro romano attorniato da negozi e ristoranti.
Quando all’estero troviamo queste realtà, viene spontaneo pensare a tutte le bellezze del nostro Paese che non riusciamo, non solo a valorizzare, ma nemmeno a conservare per le generazioni future.
Piacevolmente sorpresi da Plovdiv e dopo un buon caffè (anche questo degno di nota) ci dirigiamo alla nostra prossima tappa, il Monastero di Backovo.
Il Monastero è composto da due chiese, una dedicata agli Arcangeli Michele e Gabriele e l’altra alla Madonna.
Una rappresentazione della Vergine di fattura bizantina si trova all’interno della chiesa ed è ritenuta dai fedeli miracolosa.
Lasciamo il monastero di Backovo per proseguire il nostro viaggio e durante il percorso una frana di montagna ci fa arrestare, per attendere che gli operai con la ruspa puliscano il fondo stradale per permetterci di passare.
Superato anche questo imprevisto proseguiamo lungo la strada che ci porterà nella piacevole località montana, dove pranziamo in un caratteristico ristorante a 1300 mt.
Purtroppo il tempo oggi non ci assiste e percorriamo la seconda parte della giornata sotto la pioggia anche mentre arriviamo alle gole del Diavolo, nella parte più a sud del nostro viaggio vicino al confine con la Grecia.
Il nostro hotel oggi si trova in una rinomata località montanara, Bansko.
Superato qualche intoppo con gli ascensori, riusciamo a raggiungere le nostre camere. Dopo una doccia ristoratrice ci vuole un birra consolatoria, magari da spillare direttamente al tavolo, ed è così che il pub scelto per la cena ci offre questa “pericolosa” possibilità, della quale però approfittiamo con moderazione… ringraziamo Vito quale “spinatore” ufficiale.
Il mattino ci sveglia con la nebbia, e mentre a colazione qualcuno di noi incontra i “freddi” parenti bulgari, il sole ha la meglio e ci fa partire con entusiasmo per questa nuova giornata.
La strada è lastricata di imprevisti e da lavori di asfaltatura che ci fanno rallentare, ma passato anche questo intoppo finalmente arriviamo al Monastero di Rila che si trova a 1147 mt. e che fu fondato da San Giovanni di Rila nel X sec.
Il parcheggio per le nostre moto non c’è, e quindi siamo costretti ad arrangiarci con quello che troviamo a bordo strada.
Usciti dal Monastero e pronti per la partenza, purtroppo un furgone in transito urta una delle moto facendo cadere il conducente.
Per fortuna non è successo nulla di grave, dopo aver espletato le incombenze burocratiche ed accertato l’incolumità del nostro “inabbattibile” compagno di viaggio Giorgino, ripercorriamo la strada a ritroso e ci fermiamo in un ristorante all’aperto dove cerchiamo di rilassarci e smaltire la tensione dell’accaduto.
Nell’itinerario che ci porta verso la capitale, facciamo una sosta rigeneratrice sulle rive di un lago e successivamente proseguiamo verso Sofia.
Felici di poter restare almeno un paio di notti nello stesso hotel, ci organizziamo per la cena e ci diamo appuntamento per il giorno dopo per la visita guidata della città.
Sofia ci accoglie con un bel sole e la nostra guida Elena ci conduce alla scoperta di questa moderna città, ne è esempio il quartiere dove si trova il nostro hotel e la nuovissima metro, la più grande della Bulgaria e centro culturale del Paese.
Terza capitale più antica dopo Atene e Roma, Sofia vanta un passato travagliato tra conquiste e distruzioni acquisendo nel corso del tempo diversi nomi. Visibili sono ancora i resti della città romana portati alla luce durante i lavori per la costruzione della metro, oggi conservati e valorizzati in una sorta di museo all’aperto.
Durante la nostra passeggiata visitiamo la Cattedrale di Aleksandar Nevski alta ben 45 metri con le sue 12 campane che in tempi passati richiamavano i fedeli anche a km di distanza, può ospitare fino a cinquemila persone e al suo interno vi si trovano icone e decorazioni.
Poco lontano si trova la Chiesa di Santa Sofia, più volte distrutta e ricostruita si presenta oggi con un aspetto semplice sia all’interno che all’esterno.
Dopo tanta spiritualità abbiamo bisogno di una pausa terrena e mentre c’è chi beve un caffè e chi curiosa in un negozio di souvenir, Elena riceve in regalo un paio di scarpe nuove da Peppe per poter camminare più comodamente durante le sue passeggiate con i turisti.
La nostra scoperta di Sofia prosegue percorrendo la bulevard Osvoboditel, passiamo davanti al palazzo dell’assemblea nazionale e al palazzo della presidenza per arrivare fino alla statua della Santa protettrice della città.
La statua nel 2001 ha preso il posto di quella dedicata a Lenin, alta 8 metri con i suoi 16 di piedistallo l’imponente Santa Sofia di bronzo e rame troneggia sulla città in segno di protezione.
Arriviamo così alla chiesa di S.Giorgio, una delle chiese più antiche della città, conserva al suo interno affreschi di grande valore, all’esterno è circondata dai resti di un sito archeologico romano .
Oggi fa molto caldo, così andiamo a ripararci in un bel locale del centro dove mangiamo qualcosa e ci godiamo l’ ombra degli alberi.
Dopo aver salutato Elena gironzoliamo ancora un po’ per il centro, ma la voglia di relax ci riporta verso l’hotel dove alcuni di noi approfittano dell’idromassaggio e della piscina per sciogliere i muscoli dalla tensione di tanti km di viaggio.
La partenza al mattino è ostacolata da un piccolo inconveniente, un bel chiodo di svariati cm si è conficcato in una ruota di una moto!
Partenza bloccata, il Motoexplora team (cioè Peppe e Mirko) cercano di risolvere il problema coadiuvati dagli altri 26 meccanici pronti a dare ognuno il proprio parere.
Riusciamo a partire circa 1 ora e mezza più tardi, dopo aver portato la moto dal gommista, direzione fortezza di Belogradchik.
La strada che percorriamo, complice un bel sole e temperatura gradevole, ci fa scordare l’attesa della partenza, anche se in realtà persone tanto dispiaciute non ne ho viste, soprattutto quelle che si sono addormentate sui divani della hall…
Durante il tragitto troviamo caprette, cavalli e mucche a dir poco disinvolte nell’attraversare le strade, facendoci capire con uno sguardo che il diritto di precedenza non é certo degli ospiti.
Lo spettacolo che appare quando arriviamo nei pressi di Belogradchik fa pensare a come la natura costruisca e perfezioni la bellezza di ciò che offre la terra.
Le rocce formate da sedimenti di arenaria rossa, nel corso del tempo hanno preso varie forme dando vita a questa zona davvero suggestiva e permettendo a coloro che la visitano di ammirare e fotografare uno spettacolo senza eguali.
Felici che Peppe ci abbia fatto conoscere questo posto meraviglioso e dopo le svariate foto striscione, ripartiamo per la nostra meta della sera.
Campi di girasole e nuvole basse ci accompagnano fino al confine, percorriamo il recente ponte chiamato Ponte sul Danubio II e rientriamo a Calafat in Romania.
Purtroppo il cielo sopra di noi ha deciso di regalarci ancora un po’ di pioggia, e questa volta non riuscendo a trovare un posto in sicurezza per indossare l’anti-pioggia, siamo arrivati inzuppati al nostro hotel a Craiova.
Il parcheggio all’aperto, o meglio davanti all’ingresso dell’hotel, ha messo a dura prova i nostri motociclisti che con il miraggio di un posto al coperto si sono lanciati “all’acchiappa il posto migliore”, preoccupando non poco il personale dell’hotel.
Questa sera, provati per il viaggio, il caldo e poi la pioggia, decidiamo la maggioranza di cenare in hotel degustando la cucina rumena.
Il nuovo giorno segna un’altra tappa fondamentale del nostro viaggio che ci conduce su una delle strade più conosciute dai motociclisti: la Transalpina.
Ci accompagna un amico rumeno incontrato per caso, che ha vissuto molti anni in Italia e con la sua moto decide di accodarsi a noi seguendoci come un allievo segue il maestro.
Belle curve ci portano fino a quota 2145 mt, con panorami mozzafiato e tanti turisti che ci fissano e ci salutano al nostro passaggio.
Soddisfatti della “sgranchita” data alle nostre moto facendole ondeggiare a destra e sinistra raggiungiamo Alba Iulia. La bellissima cittadina che ci ospita per la sera ci attende con il suo famoso centro storico racchiuso tra le mura, tanta gente che passeggia ed un colorato tramonto.
È una bella serata estiva e il clima che si respira nel centro storico è festoso e al tempo stesso rilassante. Vediamo la cattedrale Ortodossa e la Chiesa di San Michele, bancarelle e palchi in allestimento sono presagio di festeggiamenti per il ferragosto.
La cena si svolge per gran parte del gruppo in un famoso pub all’interno delle mura con piatti tipici e l’immancabile spina della birra sul tavolo… questa volta lo “spinatore” ufficiale è Luke.
L’indomani mattina la nostra meta è il castello di Hunedoara. Arriviamo con il gruppo separato causa un piccolo imprevisto di natura meteorologica: che colpa ne abbiamo se faceva un po’ freddino?
Comunque pace fatta quando lo striscione Motoexplora è stato srotolato dal ponte levatoio del Castello e il cuore del nostro Tour leader, che ci guardava dal parcheggio, si è riempito d’orgoglio.
Riprendiamo il nostro viaggio alla volta di Seghedino, si ritorna in Ungheria.
Seghedino che fu distrutta nel 1879 e ricostruita interamente dando come risultato odierno una città dagli spazi ampi e dai palazzi bellissimi. Passeggiamo in questa serata prefestiva cercando un ristorante consapevoli che oramai la nostra vacanza purtroppo sta per finire.
Ed eccoci all’ultimo giorno di viaggio, prima di passare in Croazia, alla sosta benzina, un intoppo dell’erogatore di carburante regala il prezioso liquido ad uno di noi…potere e forza del Grande Ioda!
L’andatura di oggi è molto lenta, sarà il caldo e la fatica dei km che abbiamo percorso ma è abbastanza complicato avanzare verso Zagabria.
Pensiamo che non sarebbe male ristorarci con anguria e melone e così visto un banchetto nei pressi di una casa, decidiamo di parcheggiare le moto nel piccolo cortile mentre la signora esce da casa sbalordita dalla nostra invasione.
Ce ne andiamo lasciando una carriola piena di bucce e la signora commossa con la foto ricordo fatta assieme a noi davanti casa.
La sera abbiamo cenato tutti insieme in un ristorante di Zagabria scambiandoci ringraziamenti e consegnando la maglietta “futtitinni” assegnata ad un fortunato di noi, tramite regolare, o quasi, votazione, con tanto di Presidente e Segretario.
Il mio racconto finisce qui, il giorno seguente ognuno è tornato alle proprie destinazioni.
A questo punto mi piace ringraziare prima di tutto Peppe, che ci ha condotto ancora una volta in territori davvero da scoprire e che ricorderò per sempre, soprattutto perché sono partita con molti pregiudizi rispetto a queste terre e sono contenta che siano stati smentiti tutti.
I miei pregiudizi riguardavano anche il numero di partecipanti al viaggio e senza nulla togliere all’esperienza di Peppe, 23 moto e 36 persone sono davvero un fiume di motori, gomme e cuori! Un gruppo così ha fatto la differenza e lo dico forte: “siamo stati grandi ragazzi !!!”
I partecipanti in ordine sparso: Davide, Marchetto, Marcone, Mirco, Massimo, GianEnrico, Matteo, Maurizio, Roberto B., Giorgino (mitico), Daniela (grande Dany!), Claudio e Angela, Manuela e Roberto, Irma e Sergio, Tina e Andrea, Isabella e Maurizio, Marzia e Roberto, Maria e Claudio, Patrizia e Fabrizio, gli sposini Laura e Vito (scusate ragazzi la poca privacy!), Erica e Francesco, Luisa e Pierluigi e Roby il mio compagno che ancora una volta ha condiviso con me la sua passione per la moto facendola diventare sempre più anche la mia.
Infine ringrazio le terre che ci hanno ospitato: tutti i paeselli ai quali abbiamo disturbato la quiete quotidiana con il rumore dei nostri motori, tutti i bambini che ci hanno salutato con occhi sognanti e tutti gli anziani con occhi nostalgici, tutti i divani delle hall dove ci siamo seduti stanchi dopo una giornata di moto e il fantastico arcobaleno che ci ha salutati dopo l’acquazzone…in fin dei conti non era obbligato!
Silvia Gambin